13 giugno 2010

150 anni di Unificazione Italiana: c'è poco da festeggiare

Mentre partiti, Governo, Opposizione-farsa, Presidenti, cortigiani, buffoni, ometti e soubrettine della TV ciancicano parole di cui ignorano il significato, qualcuno studia, approfondisce, cerca ancora la verità e, non ultimo, divulga, esponendosi al rischio della pubblica gogna di chi, indotto all'ignoranza da un sistema scolastico talora complicemente asservito, ha vissuto nel sottobosco del falso storico.



Il 29 dicembre 1890 a Wounded Knee, come tutti sanno o potrebbero sapere, è avvenuto l'eccidio di 300 Lakota Sioux, donne e bambini, da parte dell'esercito degli Stati Uniti d'America. Trent'anni prima, nel 1860, a Gaeta, come quasi nessuno sa né è tenuto a sapere, fu compiuto un altro eccidio, in cui morirono migliaia di civili, donne e bambini, da parte dell'esercito sabaudo. Centinaia di migliaia di persone perirono nel Regno delle Due Sicilie durante e dopo la guerra di occupazione. Gaeta fu l'epilogo della guerra.. Mentre il Governo degli Stati Uniti assegnò ai Lakota delle riserve, i Savoia espropriarono l'isola di Gaeta che è, ancora oggi, quasi interamente territorio demaniale, dello Stato. La celebrazione dell'Unità d'Italia è una farsa se non si ricordano le sue origini. Senza la memoria del passato non può esistere un futuro per l'Italia. Cosa vuol dire essere italiano per chi non conosce neppure la propria Storia?

Intervista a Antonio Raimondi, sindaco di Gaeta, Antonio Ciano, saggista risorgimentale e Luca Ciardi, storico.

La fine di un regno

Antonio Raimondi, sindaco di Gaeta: "A Gaeta finisce un regno, il Regno delle Due Sicilie, più che nascere il Regno d’Italia finisce il Regno delle Due Sicilie. Già questo se mi è consentito ribalta la visione delle cose, la storia del Risorgimento è una storia raccontata soltanto da parte dei vincitori i grandi personaggi sono Garibaldi, Mazzini, Cavour e altri ancora, Vittorio Emanuele II, abbiamo in tante piazze d’Italia i corsi principali sono dedicati a questi personaggi, in particolare a Vittorio Emanuele II lo troviamo a cavallo in molte piazze e strade d’Italia.Però sembra che Francesco II fosse un reuccio, tant’è vero che lo chiamavano “Franceschiello”, ma in maniera affettuosa lo chiamavano in questo modo, re Ferdinando II era anche lui un re poco di buono. Nella storiografia dell’Ottocento sembra che i Borboni siano una casata di serie b, abbiamo subito 17 assedi e quindi non uno, 17 assedi però il più terribile, il più malvagio, il più veramente inumano è stato proprio quello compiuto dai piemontesi, compiuto dalle forze dal generale Cialdini, ma il comandante supremo era Vittorio Emanuele II. Perché a Teano Garibaldi dice “Obbedisco,” ma obbedisco a cosa? A una domanda o meglio a un'affermazione di Vittorio Emanuele II molto perentoria, Vittorio Emanuele II dice a Garibaldi “Generale, le sue truppe sono stanche le faccia riposare” e Garibaldi risponde – aveva capito – “Obbedisco”. E quindi Garibaldi si ritira, le Camicie rosse si ritirano e prende in mano la situazione il Re in prima persona Vittorio Emanuele II, quindi è il Re Savoia che viene a assediare Gaeta, l’assedia dal 5 novembre in cui le porte della città si chiudono e comincia ufficialmente l’assedio fino al 13 febbraio. Quindi dal 1860 al 1861 per oltre tre mesi e otto giorni Gaeta è sotto un fuoco incredibile di bombe."
Una foiba dimenticata

Antonio Ciano, saggista risorgimentale: "Un cannoneggiamento barbaro verso la città che ha causato 5 mila morti di cui 867 borboni, 41 piemontesi ma il resto erano tutti civili massacrati dalle bombe che erano rifugiate chi nelle case e chi nei camminamenti di questa fortezza, ma sono morti 4 mila gaetani. Ma soprattutto dopo l’assedio quando si è conclusa con un armistizio il 13 febbraio l’assedio ebbene lì in quella zona vicino le scuole medie c’era una piramide tronca, lì hanno fucilato 2 mila gaetani, 2 mila contadini che venivano ritenuti briganti, foiba che è stata scoperta nel 1960 quando stavano costruendo quella chiesa. Nessuno ricorda le nostre foibe, noi ricorderemo i nostri morti."

A. Raimondi: "Sono circa 160 mila i proiettili che arrivano sulla città, qui ci sono varie interpretazioni, c’è chi dice che sono 120 mila ma stiamo parlando sempre di un numero esagerato di proiettili, ma attenzione questi proiettili non venivano scagliati solo sulle batterie e quindi sulle mura dove c’erano i soldati, cominciò con quell’assedio forse il primo bombardamento sui civili."

Luca Ciardi, storico gaetano: "In realtà è una vicenda veramente tragica in cui più di tutti sono colpiti gli abitanti della città delle mura e fuori le mura, lei pensi che in cinque ore Cialdini obbliga, mi pare il 19 novembre, a evacuare il borgo, la popolazione lascia il borgo portando pochissima roba e si disperde nemmeno nelle campagne di Gaeta perché c’è l’esercito Piemontese che sta organizzandosi con le batterie e si porta verso Formia, verso Itri, verso i centri del circondario di Gaeta. E il vantaggio a priori dell’esercito piemontese è la presenza di questi cannoni rigati ideati dal Generale Cavalli, che danno la possibilità di sparare da circa 4 chilometri e mezzo e quindi di essere al di fuori dei cannoni borbonici. I Piemontesi conducono una guerra a distanza, a parte alcune sortite da ambo le parti, è una guerra di cannonate in cui la prevalenza dei cannoni rigati dimostra la forza da parte dell’esercito Piemontese. Questo assedio cosa ha messo in evidenza? La forza brutale dell’esercito cialdinesco perché Cavour voleva al più presto che si chiudesse la vicenda e si cancellasse la memoria borbonica, poiché Gaeta ospitava il re e la regina, nel corso dell’assedio bisogna dire che l’esercito è fedelissimo a Francesco II tanto che gli storici sia borbonici o agnostici – per dire una frase non comune! – hanno considerato l’assedio di Gaeta il riscatto dell’esercito borbonico di fronte ai rovesci avuti da Calatafimi in poi. Le mura di Gaeta hanno assistito a questa vicenda non comune perché bombardare una città dal 12 novembre al 13 febbraio, anche se ci sono stati periodi di stasi, senza aiuto dall’esterno è un momento certamente negativo che ancora una volta ha sofferto Gaeta e successivamente tutti i danni terrificanti che noi abbiamo subito non sono stati mai pagati dallo Stato unitario, che avrebbe dovuto in un certo senso dare valenza a questa vicenda."
I Savoia paghino i danni

A. Ciano: "Abbiamo dato mandato a un legale che sta studiando come poter portare avanti questa causa nei confronti dei Savoia per questo risarcimento, un risarcimento di 220 milioni di Euro potrebbe sembrare una assurdità, non lo è per esempio negli Stati Uniti con il maxi risarcimento che gli Stati Uniti d’America hanno dovuto dare alle tribù degli indiani per esempio per fatti accaduti ben prima del 1861. Tale cifra è frutto dei danni, attenzione non fatta da noi gaetani ma fatta niente popò di meno che dal Principe di Carignano cugino del Re Vittorio Emanuele II che si trovava qui a Gaeta, venne a fare una missione di perlustrazione subito dopo la caduta e il decurionato di Gaeta, il sindaco di allora aveva visto i danni materiali in particolare senza contare quelli morali ma soprattutto i materiali e erano di un milione e 47 mila lire circa. Il Principe di Carignano disse che effettivamente la città aveva subito tali danni che quella richiesta era assolutamente accettabile di 1 milione e 47 mila lire, abbiamo fatto tramite la Banca d’Italia una rivalutazione e arriviamo a 220 milioni di Euro odierni. Al di là dei 220 milioni noi vorremmo una cosa di fondo, noi vorremmo che i Savoia chiedessero scusa alla città di Gaeta per il barbaro assedio che hanno compiuto tra il 1860 e il 1861 e chiedendo scusa a Gaeta chiederebbero scusa a tutto il Sud, a tutto il Meridione. Gaeta è io credo l’emblema del Sud, non a caso ce l’hanno fatta pagare dopo demanializzando praticamente tutto, noi oggi viviamo in una città dove possiamo governare soltanto un pezzo di questa città essendo quasi tutta, almeno le cose principali di questa città, le aree principali sono demaniali. Noi vorremmo anche questo gesto perché non dimentichiamoci, i Savoia sono stati quelli non sono dell’assedio di Gaeta ma non dimentichiamoci che i Savoia sono stati quelli che hanno permesso a Mussolini di diventare Presidente del Consiglio, Vittorio Emanuele III ha dato a Mussolini l’incarico di governo. I Savoia sono stati quelli che hanno firmato le leggi razziali nel 1938, un’altra macchia io credo indelebile nella loro esistenza e purtroppo anche nella vita del nostro paese. Ci siamo quasi equiparati al nazismo di Hitler."
Festeggiare 150 di menzogne

Blog: "Da tutte queste celebrazioni per il centocinquantenario Gaeta sembra comunque esclusa?"

L. Ciardi: "Esatto, questo è gravissimo e non grave, sia se le vogliamo vedere dalla parte borbonica sia dalla parte opposta risorgimentale. Gaeta con un tratto di penna è stata cancellata, non ho capito chi è stato l’ideatore, il promulgatore però resta un fatto: possiamo dire che per il centenario dell’Unità d’Italia Gaeta ha avuto una sua vicenda importante e basta guardare i giornali del 20 febbraio del 1961, contestualmente le celebrazioni si fecero a Gaeta in una giornata e a Torino. A Gaeta c’era il Presidente del consiglio, a Torino c’era il Ministro degli Esteri, Segni era a Torino, Fanfani era a Gaeta: 19 febbraio 1961. Perché purtroppo, non per essere antipiemontese, ma anche in questa vicenda il Piemonte è capofila di una celebrazione concentrata a Torino, basti vedere gli inserti pubblicitari dei giornali tutti i giorni, oggi come oggi purtroppo il Risorgimento è malvisto perché, come disse Fanfani “non è una madre per il sud ma una matrigna”. Giovanni Minoli sta pubblicando in Dvd la Storia d’Italia, ebbene mi ha detto una persona che ha comprato questi dvd dell’assedio di Gaeta non c’è nemmeno una parola!
Il Corriere della sera presenta “La Storia d’Italia, di Giovanni Minoli”. 150 anni di filmati, documenti, interviste per conoscere l’Italia che eravamo e che siamo. In edicola solo con il Corriere della sera.
Io dico una cosa che è in continuo, non c’è una parola e questo è brutto segno perché se non vogliamo schierarci pro o contro i borboni almeno dobbiamo rievocare l’avvenimento.
Blog: "Secondo lei c’è un interesse a cancellare la storia di Gaeta o è un caso?"


L. Ciardi: "Gaeta rientra nella vicenda che il passato può essere scomodo per tante persone e quindi se noi non la ricordiamo facciamo il piacere a tanta gente!"


Sulle menzogne del periodo della Unificazione dell'Italia, di cui sangue innocente grida ancora vendetta, coloro che hanno "fame e sete" di verità, troveranno spiegazioni circostanziate, di cui c'è ampia traccia nei fatti custoditi in uno scrigno di misteri tutto italiano qual è l'Archivio di Stato di Roma, nel sito dell'Associazione culturale Neoborbonica di Napoli.

La verità è una sola, non ha bisogno di inganni e tranelli. È come una stella che brilla di luce propria, ne si può occultare in parte lo splendore, ma quando essa, facendosi largo tra le tenebre, si palesa, è devastante, e non lascia scampo...

N.D.