29 giugno 2010

Lettera da L'Aquila



"Ieri mi ha telefonato l'impiegata di una società di recupero crediti, per conto di Sky. Mi dice che risulto morosa dal mese di settembre del 2009. Mi chiede come mai. Le dico che dal 4 aprile dello scorso anno ho lasciato la mia casa e non vi ho più fatto ritorno. Causa terremoto. Il decoder Sky giace schiacciato sotto il peso di una parete crollata. Ammutolisce. Quindi si scusa e mi dice che farà presente quanto le ho detto a chi di dovere.
Poi, premurosa, mi chiede se ora, dopo un anno, è tutto a posto. Mi dice di amare la mia città, ha avuto la fortuna di visitarla un paio di anni fa. Ne è rimasta affascinata. Ricorda in particolare una scalinata in selci che scendeva dal Duomo verso la basilica di Collemaggio. E mi sale il groppo alla gola. Le dico che abitavo proprio lì. Lei ammutolisce di nuovo. Poi mi invita a raccontarle cosa è la mia città oggi. Ed io lo faccio.
Le racconto del centro militarizzato. Le racconto che non posso andare a casa mia quando voglio. Le racconto che, però, i ladri ci vanno indisturbati. Le racconto dei palazzi lasciati lì a morire. Le racconto dei soldi che non ci sono, per ricostruire. E che non ci sono neanche per aiutare noi a sopravvivere. Le racconto che, dal primo luglio, torneremo a pagare le tasse ed i contributi, anche se non lavoriamo. Le racconto che pagheremo l'I.C.I. ed i mutui sulle case distrutte. E ripartiranno regolarmente i pagamenti dei prestiti. Anche per chi non ha più nulla.
Che, a Luglio, un terremotato con uno stipendio lordo di 2.000 Euro vedrà in busta paga 734 Euro di retribuzione netta. Che non solo torneremo a pagare le tasse, ma restituiremo subito tutte quelle non pagate dal 6 aprile. Che lo Stato non versa ai cittadini senza casa, che si gestiscono da soli, ben ventisettemila, neanche quel piccolo contributo di 200 Euro mensili che dovrebbe aiutarli a pagare un affitto. Che i prezzi degli affitti sono triplicati. Senza nessun controllo.
Che io pago, in un paesino di cinquecento anime, quanto Bertolaso pagava per un'appartamento in via Giulia, a Roma. La sento respirare pesantemente. Le parlo dei nuovi quartieri costruiti a prezzi di residenze di lusso. Le racconto la vita delle persone che abitano lì. Come in alveari senz'anima. Senza neanche un giornalaio o un bar. Le racconto degli anziani che sono stati sradicati dalla loro terra. Lontani chilometri e chilometri. Le racconto dei professionisti che sono andati via. Delle iscrizioni alle scuole superiori in netto calo. Le racconto di una città che muore.
E lei mi risponde, con la voce che le trema: "Non è possibile che non si sappia niente di tutto questo. Non potete restare così. Chiamate i giornalisti televisivi. Dovete dirglielo. Chiamate la stampa. Devono scriverlo."

Loro non scrivono, voi fate girare

27 giugno 2010

Corte Costituzionale ed energia nucleare: facciamo un po' di chiarezza

Era stata la notizia che aveva acceso le speranze dei tanti detrattori di questa nuova antica ricetta energetica italiana che risponde al nome di "energia nucleare". Nella giornata di venerdì 18 giugno la Gazzetta Ufficiale pubblicava le motivazioni con cui la Corte Costituzionale il 9 giugno aveva accolto il ricorso delle regioni Umbria, Toscana ed Emilia-Romagna e della provincia autonoma di Trento contro l'articolo 4 della legge numero 102 del 3 agosto 2009 in tema di energia.

Il potere di commissariamento dello Stato sulle regioni, per provvedimenti energetici con capitali privati, era illecito, perché violava la competenza delle regioni in tema di realizzazione degli interventi.

Pertanto, la Consulta sanciva con chiarezza, in materia di energia (tutta l'energia, inclusa quella proveniente da fissione nucleare), l'equivalente potere delle singole regioni a confronto con quello del governo centrale.
Ieri la notizia che ha rovesciato gli umori e ha fornito nuova linfa vitale al governo e ai sostenitori del nucleare: il ricorso presentato da ben 10 regioni contro la legge 99 del 23 luglio 2009 che dà il primo via libera alla costruzione di centrali nucleari su suolo italiano è stato bocciato dalla Corte Costituzionale. Infondati o inammissibili i ricorsi presentati.

Dal centrodestra si è gridato al successo, eppure nessuna delle due sentenze, di fatto, stabilisce una parola definitiva sul tema in questione.

La situazione alla quale ci troviamo di fronte può essere interpretata, in termini calcistici, come il più classico degli 1 a 1 con palla al centro a pochi minuti dalla fine.

La prima realtà che in tanti hanno ignorato in questi giorni è che la Corte Costituzionale non può stabilire se produrre energia dagli atomi di uranio sia incostituzionale o meno. D'altronde l'energia nucleare è stata presente nel nostro paese per ben 28 anni.

Tantomeno la Consulta può stabilire se sia utile, dannoso o pericoloso il ricorso a tale "ricetta energetica".

Ciò su cui la Corte Costituzionale può decidere è il rispetto delle competenze del governo centrale e delle regioni in materia.

La Costituzione prevede che in tema di energia governo centrale e enti regionali abbiano potestà concorrente. Ed è questo il punto cardine che può decidere come, quando e con quali poteri il governo potrà proseguire la sua corsa all'atomo.

La legge sull'energia nucleare, al vaglio della Corte Costituzionale ieri, almeno in relazione agli articoli contestati (dal 25 al 27), in nessun comma, in nessun periodo, presenta cenni di alcun tipo ai poteri delle regioni e del governo centrale, fatta eccezione per il richiamo alla Conferenza Unificata Stato-Regioni come primo passaggio per la discussione in materia.


Nessuna violazione esplicita dei poteri degli enti locali è presente nel provvedimento, per cui una bocciatura dei ricorsi per profili di incostituzionalità della legge era un passaggio pressoché inevitabile.


Non si può dire altrettanto del decreto legislativo 31/2010 del 15 febbraio, proveddimento attuativo della legge delega sul nucleare confermata ieri dalla Consulta.

All'articolo 11 comma 6, dopo una serie di disposizioni giuridiche atte a stabilire l'effettiva parità di poteri tra governo centrale e regioni sulla scelta della collocazione delle future centrali, trova posto il seguente passaggio, rappresentativo dei rapporti reali di forza tra governo ed enti locali:

"Ove non si pervenga alla definizione dell'intesa entro i sessanta giorni successivi alla costituzione del Comitato, si provvede all'intesa con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, integrato con la partecipazione del presidente della Regione interessata".


Ovvero, in mancanza di un accordo in sede di Comitato paritetico Stato-Regione, si provvederà alla formulazione dell'intesa in sede di Consiglio dei Ministri con la presenza eccezionale del Presidente di Regione in questione che, in assenza di vincoli sull'unanimità del voto (vincolo inesistente per regolamento interno del Consiglio dei Ministri [PDF]), assume, in ultima istanza, poteri praticamente nulli.


E' su questo decreto che si svolgeranno gli ultimi minuti della partita sul nucleare. E' con il pronunciamento su questo articolo, su cui Puglia, Toscana ed Emilia-Romagna hanno presentato l'ennesimo (e forse ultimo) ricorso e per la cui sentenza dovremo attendere ancora, che potremo stabilire con un margine significativo di certezza se la strategia nuclearista del governo è da cancellare, almeno per come è stata concepita finora, o se è ammissibile e, pertanto, pronta a divenire, in brevissimo tempo secondo quanto promesso dai ministri competenti, operativa.

26 giugno 2010

Guerra del Copyright: vince YouTube...la democrazia ringrazia

I giudici di New York: la piattaforma di condivisione dei video non è responsabile delle eventuali violazioni del diritto d'autore

L’annosa questione della sconfinata mole di video protetti dal copyright che finiscono su YouTube, ieri è arriva ad un punto di svolta.
Il portale video di proprietà Google ha vinto una maxi causa intentata da Viacom, il colosso dell’entartainment proprietario di MTV, degli studi Paramount e della DreamWorks (l’azienda specializzata in film di animazione che ha realizzato anche Shrek).
Viacom aveva chiesto a YouTube un miliardo di dollari: l’accusa era quella di aver violato il copyright dei video finiti online e di averli pubblicati consapevolmente pur conoscendone la provenienza “pirata”.
Il tribunale di New York ha accertato invece che alcuni dei video contestati erano stati passato sottobanco a YouTube dagli stessi dipendenti ViaCom. Inoltre, la corte si è appellata al Digital Millenium Copyright Act per assolvere BigG (Google).

La legge, voluta nel 1996 da Bill Clinton (e imitata dall’Unione Europea con un’apposita direttiva) rende illegali tecnologie, strumenti o servizi che possono essere usati per aggirare il copyright; ma al contempo stabilisce che le società non hanno responsabilità se, una volta avvertite di violazioni dai titolari dei diritti, provvedono immediatamente a rimuovere contenuti oggetto di contenzioso.

Su questo fronte YouTube si è attrezzata da tempo fornendo a tv e società di produzione strumenti per gestire il destino di video protetti (le aziende possono decidere anche di lasciarli online e di “monetizzarli” con la pubblicità).

“Questa sentenza costituisce una vittoria importante non solo per noi – ha dichiarato il vicepresidente Goolge Kent Walker – ma anche per i miliardi di persone nel mondo che usano il web per comunicare e condividere esperienze”

Viacom, invece, non ci sta ed ha già annunciato che presenterà ricorso.

25 giugno 2010

Bufala azzurra

Bossi l'ha capito all'incontrario, come è nel suo stile, ma Berlusconi lo ha fatto nel suo interesse, come è nel suo stile. Non è stata la Slovacchia a essere comprata, ma l'Italia. La FIGC è stata pagata per perdere dallo psiconano. Ci sono due centrali nucleari in Slovacchia in ballo comprate dall'Enel. Il governo slovacco è in grandi difficoltà nei confronti della sua opinione pubblica per aver concesso la riattivazione di centrali sul suo territorio, risalenti all'epoca di Chernobyl, a un Paese che non sa neppure fare la raccolta differenziata. Una vittoria della Slovacchia avrebbe cancellato ogni opposizione interna. Il primo ministro Robert Fico, secondo le nostre fonti, avrebbe trattato segretamente con Frattini la sconfitta della Nazionale ben prima della sua partenza per il Sudafrica. Si spiegano così le decisioni apparentemente incomprensibili della rinuncia a Cassano, Balotelli, Totti e Borriello e l'adozione in blocco della difesa juventina, una delle peggiori del campionato. In campo sono scesi ologrammi del calcio giocato come Cannavaro, il condor delle Ande Chiellini e il figlio del custode di Mirafiori Marchisio. Con Iaquinta a fare da punto di riferimento per gli avversari con il classico naso lampeggiante e uno semisconosciuto ragazzo in porta terrorizzato da ogni tiro come un coniglio di fronte al cobra. La Nazionale ha cercato inutilmente di farsi battere da Paraguay e Nuova Zelanda. Pur con il massimo impegno non ci è riuscita. Ha dato tutto nell'ultimo match con i giocatori impegnati a recitare la parte delle statue di sale. I passaggi smarcanti di De Rossi agli attaccanti slovacchi e i corridoi difensivi di Cannavaro sono stati decisivi. Berlusconi ha però lasciato tracce ovunque del suo turpe commercio. La più evidente è stato il mancato saluto agli Azzurri in partenza per il Mondiale a Palazzo Chigi seguita da episodi minori come gli attacchi da Radio Padania e dai ministri leghisti. Gli indizi c'erano tutti. Lippi non ne ha tenuto conto. Lui era ignaro di tutto, come ai tempi di Calciopoli, e convinto che la sua era la migliore nazionale possibile. Il de profundis della Nazionale è una buona notizia, il calcio non sarà usato come strumento di distrazione di massa allo sfascio economico del Paese. "Sudafrica e nuvole, che voglia di piangere ho..."

(*) Berlusconi non ha pagato la FIGC e Frattini non sa chi è Robert Fico. Tutto il resto è, purtroppo, vero o verosimile.

BEPPE GRILLO

22 giugno 2010

Good news

Il nucleare italiano ad un passo dalla fine: la Corte Costituzionale boccia la legge sull'energia

Era stato il fiore all'occhiello del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e dell'ex ministro per lo Sviluppo Economico Claudio Scajola. Il percorso intrapreso non sembrava ammettere sbandate, deviazioni o rallentamenti: il ritorno dell'energia nucleare in Italia era un obiettivo primario ed imprescindibile dell'agenda di governo, anche a fronte della scarsissima popolarità (e dei numerosi timori) che questa "tecnica energetica" riscuote ancora oggi in Italia.

Tre giorni fa la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della sentenza numero 215 del 9 giugno 2010, con la quale la Corte Costituzionale ha decretato un vero e proprio stop alla corsa all'atomo del governo italiano.

La legge incriminata è la numero 102, del 3 agosto 2009, conversione del decreto-legge numero 78.

Con essa, all'articolo 4, il governo apriva alle procedure d'urgenza per la costruzione di nuove infrastrutture per la produzione di energia elettrica, da leggersi più comunemente come "nuove centrali nucleari".
Il governo aveva piena potestà esclusiva in materia di trasmissione e distribuzione e competenza congiunta con le regioni per quanto concerne la produzione e, quindi, la collocazione dei nuovi impianti.

Le nuove centrali rientravano in un piano di urgenza "in riferimento allo sviluppo socio-economico" (non a caso la legge in questione è il famoso "pacchetto anti-crisi") e si stabiliva la loro edificazione per mezzo di capitali "prevalentemente o interamente privati".
Ai fini di attuazione, il governo istituiva la figura di uno o più Commissari straordinari del governo, con poteri esclusivi e totali in tema di nuovi impianti energetici, al punto tale da poter scavalcare tutti gli enti coinvolti (a partire dai comuni e dalle regioni) per la scelta delle nuove sedi nucleari nazionali.

Sono stati proprio il mix tra "ragione d'urgenza" ed "utilizzo di capitali privati" e la privazione dei poteri decisionali delle regioni in materia ad aver condotto la Corte Costituzionale a cassare l'intero articolo, nei commi che vanno dall'1 al 4.

Secondo quanto stabilito dalla suprema corte di giustizia italiana, "trattandosi di iniziative di rilievo strategico, ogni motivo d’urgenza dovrebbe comportare l’assunzione diretta, da parte dello Stato. Invece la disposizione impugnata stabilisce che gli interventi da essa previsti debbano essere realizzati con capitale interamente o prevalentemente privato, che per sua natura è aleatorio, sia quanto all’an che al quantum".

Inoltre, per quanto concerne la depotenziazione delle regioni in materia, la Corte Costituzionale afferma che "se le presunte ragioni dell’urgenza non sono tali da rendere certo che sia lo stesso Stato, per esigenze di esercizio unitario, a doversi occupare dell’esecuzione immediata delle opere, non c’è motivo di sottrarre alle Regioni la competenza nella realizzazione degli interventi".

E conclude deliberando che "i canoni di pertinenza e proporzionalità richiesti dalla giurisprudenza costituzionale al fine di riconoscere la legittimità di previsioni legislative che attraggano in capo allo Stato funzioni di competenza delle Regioni non sono stati, quindi, rispettati".

Quanto stabilito dalla Consulta, ancora una volta nel silenzio quasi tombale della stampa nazionale, apre ad una vera e propria svolta in termini energetici e ostruisce, di fatto e sin da adesso, un percorso accelerato verso la creazione di nuove centrali nucleari.

Le procedure d'urgenza, che consentirebbero nell'ordine di 10-15 anni, di avere energia nucleare operativa in Italia, confliggono con la necessità imprescindibile del governo di attribuire i costi di produzione degli impianti ai singoli privati. E l'automatico decadimento delle ragioni d'urgenza, ipso facto, determinano il ripristino automatico della facoltà degli enti locali, ed in particolar modo delle regioni, di appoggiare o rigettare integralmente le scelte operative e territoriali dell'esecutivo nazionale.

Per un governo ancora privo di ministri deputati alla gestione delle questioni energetiche (dalle dimissioni di Claudio Scajola l'interim delle Attività Produttive è ancora nelle mani del premier Berlusconi), non si prospettano tempi facili.
Il nucleare italiano è ad un passo dalla morte prima ancora della sua nascita. La battaglia dei governatori Vendola, Errani e Lorenzetti contro il nucleare italiano sembra aver portato ad una prima, gigantesca e, forse per gli stessi ricorrenti, insperata vittoria.

dal blog alessandrotauro.blogspot.com

21 giugno 2010

Lettera sull'ipocrisia

"Ai miei amati concittadini
La parola ipocrisia deriva dal greco e significa simulazione. L'ypokritès era un attore e l'ipocrisia indicava la recita dei protagonisti dello spettacolo. La dote dell'ipocrisia è innata nei politici che affermano una cosa e si comportano in modo opposto. La cosa stupefacente è che lo fanno sotto i nostri occhi senza subire alcuna conseguenza. Bisogna interrogarsi su questo mistero, su cosa rende possibile l'impunità di chi, ad esempio, percepisce lo stipendio da parlamentare e da amministratore delegato di Expo 2015, come Stanca, o delle pensioni maturate dopo due anni e mezzo di presenza saltuaria in Parlamento e la richiesta di alzare il tetto a 70 anni o delle 600.000 macchine blu quando negli altri Paesi gli amministratori si spostano con i mezzi pubblici. La risposta è che forse l'italiano ama gli ipocriti, li considera con rispetto. Non è semplice del resto imporre agli altri un comportamento virtuoso, fare il contrario ed essere anche remunerati per farlo. E' un esercizio di magia. Tutti vorrebbero sapere come si fa. E' ammirabile la faccia di culo (di ipocrita) di chi dice di voler abolire le province e partecipa alle elezioni provinciali o la leggerezza d'animo di chi chiede sacrifici mentre i partiti si mettono in cassa un miliardo di euro di finanziamenti elettorali (chiamati ipocritamente "rimborsi") nonostante un referendum li abbia bocciati. I politici sono attori che interpretano una parte e i cittadini li prendono sul serio. Le carceri sono piene di persone che hanno fatto uso di marijuana per una legge voluta dal Parlamento in cui prosperano i cocainomani. Chi paga le tasse riceve la visita della Finanza, chi le evade è condonato con un'elemosina del 5% detta ipocritamente "Scudo Fiscale". L'ipocrisia è stile, linguaggio, terminologia. Le parole dell'ipocrita sono ampollose, ma giuste, retoriche, ma severe. L'ipocrita trova sempre le parole per dirlo, per celebrare l'Unità d'Italia o la coesione sociale. Lo stesso Vocabolario della Lingua Italiana va reinterpretato come un Dizionario dei Contrari. Il potere dell'ipocrita nasce da un'ipnosi collettiva, da un ammaliamento, da un'abdicazione della ragione. Eppure questo potere esiste e opera tra noi, grazie a noi, su di noi. Si combatte (ipocritamente) la mafia e si espone il pentito di mafia Spatuzza alla vendetta mafiosa. Si giura sulla Costituzione e la si vuole cambiare. "Ama e fa ciò che vuoi", disse San'Agostino. "Diventa ipocrita e fa ciò che vuoi" è la versione per gli italiani. Non per tutti, solo per coloro che se lo possono permettere. Il mistero comunque permane: "Perché se lo possono permettere?
"

Da beppegrillo.it

16 giugno 2010

Andria 5 Stelle incontra l'ex assessore all'urbanistica, l'architetto Sinisi

Un incontro aperto a tutti. 
All'interno dello stesso saranno trattate le problematiche lasciate dalla scorsa amministrazione, analizzate da un tecnico ed ex assessore, qual'è l'architetto Vincenzo Sinisi, presidente dell'Ordine degli Architetti della Provincia di Bari. Saranno visionati ed analizzati i punti programmatici dell'amministrazione Giorgino sull'edilizia.

Partecipate numerosi! 
Cortesemente, siate PUNTUALI. Grazie!

Venerdì 18 giugno 2010, ore 20:30-22:30
Sede della Lista civica Andria 5 stelle, via Montegrappa 36, Andria.






13 giugno 2010

150 anni di Unificazione Italiana: c'è poco da festeggiare

Mentre partiti, Governo, Opposizione-farsa, Presidenti, cortigiani, buffoni, ometti e soubrettine della TV ciancicano parole di cui ignorano il significato, qualcuno studia, approfondisce, cerca ancora la verità e, non ultimo, divulga, esponendosi al rischio della pubblica gogna di chi, indotto all'ignoranza da un sistema scolastico talora complicemente asservito, ha vissuto nel sottobosco del falso storico.



Il 29 dicembre 1890 a Wounded Knee, come tutti sanno o potrebbero sapere, è avvenuto l'eccidio di 300 Lakota Sioux, donne e bambini, da parte dell'esercito degli Stati Uniti d'America. Trent'anni prima, nel 1860, a Gaeta, come quasi nessuno sa né è tenuto a sapere, fu compiuto un altro eccidio, in cui morirono migliaia di civili, donne e bambini, da parte dell'esercito sabaudo. Centinaia di migliaia di persone perirono nel Regno delle Due Sicilie durante e dopo la guerra di occupazione. Gaeta fu l'epilogo della guerra.. Mentre il Governo degli Stati Uniti assegnò ai Lakota delle riserve, i Savoia espropriarono l'isola di Gaeta che è, ancora oggi, quasi interamente territorio demaniale, dello Stato. La celebrazione dell'Unità d'Italia è una farsa se non si ricordano le sue origini. Senza la memoria del passato non può esistere un futuro per l'Italia. Cosa vuol dire essere italiano per chi non conosce neppure la propria Storia?

Intervista a Antonio Raimondi, sindaco di Gaeta, Antonio Ciano, saggista risorgimentale e Luca Ciardi, storico.

La fine di un regno

Antonio Raimondi, sindaco di Gaeta: "A Gaeta finisce un regno, il Regno delle Due Sicilie, più che nascere il Regno d’Italia finisce il Regno delle Due Sicilie. Già questo se mi è consentito ribalta la visione delle cose, la storia del Risorgimento è una storia raccontata soltanto da parte dei vincitori i grandi personaggi sono Garibaldi, Mazzini, Cavour e altri ancora, Vittorio Emanuele II, abbiamo in tante piazze d’Italia i corsi principali sono dedicati a questi personaggi, in particolare a Vittorio Emanuele II lo troviamo a cavallo in molte piazze e strade d’Italia.Però sembra che Francesco II fosse un reuccio, tant’è vero che lo chiamavano “Franceschiello”, ma in maniera affettuosa lo chiamavano in questo modo, re Ferdinando II era anche lui un re poco di buono. Nella storiografia dell’Ottocento sembra che i Borboni siano una casata di serie b, abbiamo subito 17 assedi e quindi non uno, 17 assedi però il più terribile, il più malvagio, il più veramente inumano è stato proprio quello compiuto dai piemontesi, compiuto dalle forze dal generale Cialdini, ma il comandante supremo era Vittorio Emanuele II. Perché a Teano Garibaldi dice “Obbedisco,” ma obbedisco a cosa? A una domanda o meglio a un'affermazione di Vittorio Emanuele II molto perentoria, Vittorio Emanuele II dice a Garibaldi “Generale, le sue truppe sono stanche le faccia riposare” e Garibaldi risponde – aveva capito – “Obbedisco”. E quindi Garibaldi si ritira, le Camicie rosse si ritirano e prende in mano la situazione il Re in prima persona Vittorio Emanuele II, quindi è il Re Savoia che viene a assediare Gaeta, l’assedia dal 5 novembre in cui le porte della città si chiudono e comincia ufficialmente l’assedio fino al 13 febbraio. Quindi dal 1860 al 1861 per oltre tre mesi e otto giorni Gaeta è sotto un fuoco incredibile di bombe."
Una foiba dimenticata

Antonio Ciano, saggista risorgimentale: "Un cannoneggiamento barbaro verso la città che ha causato 5 mila morti di cui 867 borboni, 41 piemontesi ma il resto erano tutti civili massacrati dalle bombe che erano rifugiate chi nelle case e chi nei camminamenti di questa fortezza, ma sono morti 4 mila gaetani. Ma soprattutto dopo l’assedio quando si è conclusa con un armistizio il 13 febbraio l’assedio ebbene lì in quella zona vicino le scuole medie c’era una piramide tronca, lì hanno fucilato 2 mila gaetani, 2 mila contadini che venivano ritenuti briganti, foiba che è stata scoperta nel 1960 quando stavano costruendo quella chiesa. Nessuno ricorda le nostre foibe, noi ricorderemo i nostri morti."

A. Raimondi: "Sono circa 160 mila i proiettili che arrivano sulla città, qui ci sono varie interpretazioni, c’è chi dice che sono 120 mila ma stiamo parlando sempre di un numero esagerato di proiettili, ma attenzione questi proiettili non venivano scagliati solo sulle batterie e quindi sulle mura dove c’erano i soldati, cominciò con quell’assedio forse il primo bombardamento sui civili."

Luca Ciardi, storico gaetano: "In realtà è una vicenda veramente tragica in cui più di tutti sono colpiti gli abitanti della città delle mura e fuori le mura, lei pensi che in cinque ore Cialdini obbliga, mi pare il 19 novembre, a evacuare il borgo, la popolazione lascia il borgo portando pochissima roba e si disperde nemmeno nelle campagne di Gaeta perché c’è l’esercito Piemontese che sta organizzandosi con le batterie e si porta verso Formia, verso Itri, verso i centri del circondario di Gaeta. E il vantaggio a priori dell’esercito piemontese è la presenza di questi cannoni rigati ideati dal Generale Cavalli, che danno la possibilità di sparare da circa 4 chilometri e mezzo e quindi di essere al di fuori dei cannoni borbonici. I Piemontesi conducono una guerra a distanza, a parte alcune sortite da ambo le parti, è una guerra di cannonate in cui la prevalenza dei cannoni rigati dimostra la forza da parte dell’esercito Piemontese. Questo assedio cosa ha messo in evidenza? La forza brutale dell’esercito cialdinesco perché Cavour voleva al più presto che si chiudesse la vicenda e si cancellasse la memoria borbonica, poiché Gaeta ospitava il re e la regina, nel corso dell’assedio bisogna dire che l’esercito è fedelissimo a Francesco II tanto che gli storici sia borbonici o agnostici – per dire una frase non comune! – hanno considerato l’assedio di Gaeta il riscatto dell’esercito borbonico di fronte ai rovesci avuti da Calatafimi in poi. Le mura di Gaeta hanno assistito a questa vicenda non comune perché bombardare una città dal 12 novembre al 13 febbraio, anche se ci sono stati periodi di stasi, senza aiuto dall’esterno è un momento certamente negativo che ancora una volta ha sofferto Gaeta e successivamente tutti i danni terrificanti che noi abbiamo subito non sono stati mai pagati dallo Stato unitario, che avrebbe dovuto in un certo senso dare valenza a questa vicenda."
I Savoia paghino i danni

A. Ciano: "Abbiamo dato mandato a un legale che sta studiando come poter portare avanti questa causa nei confronti dei Savoia per questo risarcimento, un risarcimento di 220 milioni di Euro potrebbe sembrare una assurdità, non lo è per esempio negli Stati Uniti con il maxi risarcimento che gli Stati Uniti d’America hanno dovuto dare alle tribù degli indiani per esempio per fatti accaduti ben prima del 1861. Tale cifra è frutto dei danni, attenzione non fatta da noi gaetani ma fatta niente popò di meno che dal Principe di Carignano cugino del Re Vittorio Emanuele II che si trovava qui a Gaeta, venne a fare una missione di perlustrazione subito dopo la caduta e il decurionato di Gaeta, il sindaco di allora aveva visto i danni materiali in particolare senza contare quelli morali ma soprattutto i materiali e erano di un milione e 47 mila lire circa. Il Principe di Carignano disse che effettivamente la città aveva subito tali danni che quella richiesta era assolutamente accettabile di 1 milione e 47 mila lire, abbiamo fatto tramite la Banca d’Italia una rivalutazione e arriviamo a 220 milioni di Euro odierni. Al di là dei 220 milioni noi vorremmo una cosa di fondo, noi vorremmo che i Savoia chiedessero scusa alla città di Gaeta per il barbaro assedio che hanno compiuto tra il 1860 e il 1861 e chiedendo scusa a Gaeta chiederebbero scusa a tutto il Sud, a tutto il Meridione. Gaeta è io credo l’emblema del Sud, non a caso ce l’hanno fatta pagare dopo demanializzando praticamente tutto, noi oggi viviamo in una città dove possiamo governare soltanto un pezzo di questa città essendo quasi tutta, almeno le cose principali di questa città, le aree principali sono demaniali. Noi vorremmo anche questo gesto perché non dimentichiamoci, i Savoia sono stati quelli non sono dell’assedio di Gaeta ma non dimentichiamoci che i Savoia sono stati quelli che hanno permesso a Mussolini di diventare Presidente del Consiglio, Vittorio Emanuele III ha dato a Mussolini l’incarico di governo. I Savoia sono stati quelli che hanno firmato le leggi razziali nel 1938, un’altra macchia io credo indelebile nella loro esistenza e purtroppo anche nella vita del nostro paese. Ci siamo quasi equiparati al nazismo di Hitler."
Festeggiare 150 di menzogne

Blog: "Da tutte queste celebrazioni per il centocinquantenario Gaeta sembra comunque esclusa?"

L. Ciardi: "Esatto, questo è gravissimo e non grave, sia se le vogliamo vedere dalla parte borbonica sia dalla parte opposta risorgimentale. Gaeta con un tratto di penna è stata cancellata, non ho capito chi è stato l’ideatore, il promulgatore però resta un fatto: possiamo dire che per il centenario dell’Unità d’Italia Gaeta ha avuto una sua vicenda importante e basta guardare i giornali del 20 febbraio del 1961, contestualmente le celebrazioni si fecero a Gaeta in una giornata e a Torino. A Gaeta c’era il Presidente del consiglio, a Torino c’era il Ministro degli Esteri, Segni era a Torino, Fanfani era a Gaeta: 19 febbraio 1961. Perché purtroppo, non per essere antipiemontese, ma anche in questa vicenda il Piemonte è capofila di una celebrazione concentrata a Torino, basti vedere gli inserti pubblicitari dei giornali tutti i giorni, oggi come oggi purtroppo il Risorgimento è malvisto perché, come disse Fanfani “non è una madre per il sud ma una matrigna”. Giovanni Minoli sta pubblicando in Dvd la Storia d’Italia, ebbene mi ha detto una persona che ha comprato questi dvd dell’assedio di Gaeta non c’è nemmeno una parola!
Il Corriere della sera presenta “La Storia d’Italia, di Giovanni Minoli”. 150 anni di filmati, documenti, interviste per conoscere l’Italia che eravamo e che siamo. In edicola solo con il Corriere della sera.
Io dico una cosa che è in continuo, non c’è una parola e questo è brutto segno perché se non vogliamo schierarci pro o contro i borboni almeno dobbiamo rievocare l’avvenimento.
Blog: "Secondo lei c’è un interesse a cancellare la storia di Gaeta o è un caso?"


L. Ciardi: "Gaeta rientra nella vicenda che il passato può essere scomodo per tante persone e quindi se noi non la ricordiamo facciamo il piacere a tanta gente!"


Sulle menzogne del periodo della Unificazione dell'Italia, di cui sangue innocente grida ancora vendetta, coloro che hanno "fame e sete" di verità, troveranno spiegazioni circostanziate, di cui c'è ampia traccia nei fatti custoditi in uno scrigno di misteri tutto italiano qual è l'Archivio di Stato di Roma, nel sito dell'Associazione culturale Neoborbonica di Napoli.

La verità è una sola, non ha bisogno di inganni e tranelli. È come una stella che brilla di luce propria, ne si può occultare in parte lo splendore, ma quando essa, facendosi largo tra le tenebre, si palesa, è devastante, e non lascia scampo...

N.D.

Strraming Consiglio Comunale Andria

I nostri tecnici, alquanto smaliziati, stanno affinando il sistema per ri-trasmettere direttamente nel nostro blog le pubbliche sedute in video streaming del Consiglio Comunale, ora disponibili liberamente alla cittadinanza ...continuate a seguirci!



12 giugno 2010

Il video integrale del primo consiglio comunale



Il primo Consiglio Comunale della nuova amministrazione è stato ufficialmente trasmesso in diretta live streaming dal portale web del Comune di Andria.
Ora l’intero video è disponibile anche sui server di YouTube attraverso il nuovo canale ufficiale del Comune di Andria.
Con questa playlist è possibile visionare tutte le parti del primo consiglio Comunale.

Una piccola vittoria culturale per Andria 5 stelle, che della possibilità di riprendere e visionare per intero sul web i consigli comunali ha fatto una sua storica battaglia. Sapete com'è, una questione di trasparenza....

8 giugno 2010

sBAT provincia



Report 06/06/10 Province per tutti 2/2
PROVINCE PER TUTTI -- AGGIORNAMENTO DEL 01/04/07
di Bernardo Iovene

Nel 2007 i commissari delegati si stavano occupando della costituzione delle nuove Province di Fermo, Barletta -- Andria - Trani. Stavano organizzando il trasferimento del personale della provincia madre, e degli uffici statali: la Prefettura, la Questura a i vari Ministeri. Per ogni nuova provincia la spesa prevista era di 50 milioni di euro. Nella piccola provincia di Barletta Andria Trani, con tre capoluoghi , c'erano problemi sull'ubicazione della Prefettura, tutto era bloccato. A tre anni di distanza come è andata a finire? Sia Fermo che nella BAT ci sono state le elezioni e sono stati eletti i consigli e le giunte. Il patrimonio della provincia di Ascoli e di Bari è stato diviso in proporzione con le nuove province, ma non tutto è filato liscio, così come per il personale costretto a trasferirsi nelle nuove province.

Ribadiamo come Andria 5 Stelle sia favorevole all'abolizione di tutte le province, BAT compresa!

3 giugno 2010

Autofinanziamento: la necessità aguzza l'ingegno

Molti di voi, visitando il nostro blog, si saranno incuriositi o addirittura impensieriti nel constatare la presenza di un banner fisso che, almeno nelle intenzioni, dovrebbe ospitare la pubblicità per un'azienda "particolarmente attenta all'ambiente" che, in quanto "finanziatrice" potrebbe "influenzare" la nostra imparzialità.
Niente paura, se e quando una delle aziende contattate dal sottoscritto sarà in grado di fare la sua offerta (libera) affichè le sia concesso tale spazio, presumibilmente per un periodo almeno trimestrale, chiunque, tra i nostri simpatizzanti e sostenitori, vorrà spiegazioni a riguardo, ci troverà disponibili (compatibilmente con gli impegni) per chiarimenti, per e-mail o personalmente, limitatamente ai giorni in cui siamo in sede.
Questa scelta è coerente con il nostro rifiuto verso tutte le forme di finanziamento parassitarie, di cui la nostra nazione abbonda (e ciò sempre a discapito del cittadino).