19 maggio 2012

Bombe a Brindisi. Mafia o no, non mi fido dei partiti

È dura fare la parte del complottista quando a poche centinaia di chilometri da casa tua una sedicenne muore in un attentato terroristico. Ma qui c'è da riflettere e parecchio.

Probabilmente mi sbaglio ma come si fa a dire che è stata la Mafia o la Sacra corona unita quando ha dei dubbi anche la procura? E come si fa a essere sicuri che è tutta opera della «Cupola Nera» che ricorre allo spauracchio degli attentati perché «Si sentono minacciati. E quindi loro minacciano. Nel modo più feroce possibile»? Una cosa è certa: l'Italia è il Paese in cui si arresta l'esecutore e non si sa chi è il mandante. E in un contesto così qualche dubbio ti viene.

La scuola intitolata alla moglie di Falcone colpita proprio pochi giorni prima dell'anniversario della strage di Capaci in cui morì il giudice siciliano scelta, forse, perché nel 2007 ha vinto un premio proprio con una foto di Falcone e Borsellino. È chiaro che il bersaglio non è casuale. Ma c'è una versione della storia che aspetta ancora di essere raccontata a tutti gli italiani che riguarda proprio le pagine più oscure del nostro passato. Una storia fatta di trattativesenatori e politici in combutta con la mafia dentro e fuori le istituzioni. Una memoria che va tirata fuori proprio per non dimenticare.

Ma se le cose stanno così, se a Brindisi ci sono ancora molti dubbi e nessun colpevole, da dove nasce la sicurezza dei partiti nell'additare la mafia escludendo se stessi? Con quale faccia parlano di difesa della legalità dopo aver votato leggi ad personam e respinto richieste d'arresto dei propri compagni di merende? Con che coraggio marciano davanti alle telecamere per «tenere unito il Paese» che loro hanno dilaniato? Mi spiace ma, nel dubbio, non riesco a fidarmi della saggezza dei partiti e non sono l'unico.

Ad ogni modo e sotto qualunque simbolo, bisogna ammettere che in Italia non si respira aria buona. Tra due mesi esatti l'anniversario della strage di via D'Amelio in cui perse la vita il giudice Borsellino e la sua scorta. Forse è davvero venuto il momento di restare uniti contro i pericoli che dovremo tutti affrontare, a prescindere dal terrorismo.

Spero solo che questa consapevolezza, questa coesione sociale, non provenga dalle televisioni, dai leader di partito, dai banchieri, dai piduisti o dai media in mano proprio a questa gentaglia.