13 settembre 2013

Nuovo anno solito Festival

Terminata da pochi giorni la 17esima edizione del Festival Internazionale Castel dei Mondi, è tempo di bilanci per quello che sicuramente è uno dei momenti più importanti dell'anno. Chi segue il Festival da anni sa bene che in questo periodo la città cambia davvero, con gli spettacoli teatrali, musicali, i reading, i live painting e tanto altro che contribuisce a dare lustro ad un'immagine troppo spesso provinciale.

La routine è quella di sempre: si prende in mano la brochure con gli spettacoli, si spulciano su Internet le idee e le manifestazioni più interessanti e si fa l'abbonamento. Anche quest'anno è andata così, con i migliori auguri di vivere un'edizione da ricordare.

Ed è proprio andata così: ricorderemo l'edizione di quest'anno come quella del decadimento dell'unico vero momento di prestigio della nostra città. Disorganizzazione, mancata trasparenza, scarsa attenzione ai dettagli, che sono decisivi in questo ambito. Non siamo critici d'arte, per cui non è nostra intenzione contestare le scelte artistiche o le compagnie teatrali o i performers che si sono esibiti. Forse sarebbe stato utile ampliare l'offerta di genere, ma si tratta di una questione marginale.

Vogliamo invece raccontare della macchina che gestisce il Festival. Cominciamo dagli spettacoli gratuiti: prenotazioni per il 60% degli spettatori e il restante 40% libero per coloro che si recavano sul posto. Queste erano le premesse, interessanti. Peccato che evidentemente le calcolatrici non erano in dotazione al personale dello IAT visto che sono cambiate arbitrariamente a seconda dell'occasione. Molti spettatori non sono riusciti a guardare gli spettacoli perché le sale avevano quasi tutti i posti prenotati, in altri casi gli stessi prenotanti non sono riusciti ad entrare per la grandissima difficoltà dei vari “volontari” nel fare due file e distinguere gli spettatori con la prenotazione da quelli senza. Per non parlare delle location, molto spesso non adatte.

E che dire degli spettacoli a pagamento? Spettacoli “sold out” che però contenevano più spettatori di quelli che la struttura potesse contenere, gente pagante seduta per terra, nei corridoi, in piedi, in barba a tutte le misure di sicurezza (in particolar modo sulle strutture con gli spalti), ma per alcuni volontari non è un problema, basta "sardinarsi".

E poi arriva la calamità naturale, per la quale manca poco alla chiamata della Protezione Civile: la pioggia. Siamo seri, chi ha mai assistito ad un temporale a fine agosto? Una sorpresa per tutti! Ironie a parte, se una pioggia estiva manda in confusione i nostri abili organizzatori, è il caso di farsi qualche domanda sulle proprie capacità.

Si sono però sperimentati concerti di mattina, maldestramente pubblicizzati come "scelta artistica", si sono provate strane alchimie con i “rimborsi”, ovvero ripagare lo spettatore a bocca asciutta con un altro spettacolo qualsiasi (magari, sold out, danno e beffa), che magari non rientra nei gusti del cittadino, finendo però per aumentare l'affluenza di spettatori agli eventi che non sono organizzati in modo tale da riceverli al meglio.

Altra storiella interessante riguarda la gestione dei volontari. Negli anni passati erano previsti dei moduli da compilare per chiunque avesse avuto voglia di partecipare all'organizzazione degli spettacoli. Una specie di bando pubblico, aperto a tutti, che dava la possibilità soprattutto ai giovani di contribuire nell'organizzazione, sia nell'allestimento dei luoghi degli eventi, sia nella promozione, nell'accoglienza, nella comunicazione. Tutto ciò a costo zero per il Comune, ma un'esperienza ricca di significato per i volontari e un grosso aiuto per il Festival, soprattutto a livello d'immagine. Quest’anno nessun modulo da compilare e dalla segreteria nessuna informazione a riguardo. Sappiamo poi che della scelta dei volontari si è occupato il Forum Città dei Giovani. Scelta impeccabile, ma viene spontaneo chiedersi quali siano state le motivazioni per l’affidamento, quali sono stati i criteri della scelta dei volontari stessi e perché non c’è stata nessuna comunicazione esterna che potesse magari coinvolgere anche chi non fa parte di queste realtà. L'adagio è sempre quello: se non conosci Tizio, Caio e Sempronio, sei fuori.

Altro punto oscuro la questione dei pass: siamo abituati a vedere consiglieri e parlamentari a cinque stelle fare la fila e pagarsi biglietti per qualsiasi tipo di manifestazione che sia culturale o sportiva. Qui ad Andria non siamo così fortunati. E guai a fiatare: se provi a dire la tua sulla pagina ufficiale del Festival, creata apposta per raccogliere anche le opinioni, vieni censurato. L'ingaggio, almeno per quella posizione, è stato celere ed efficace: controllare le informazioni, fare il conto di chi rema contro e se possibile inibirlo. 


Grande caciara invece è stata fatta dall'amministrazione comunale circa presunti minori costi. Tutto da dimostrare, ma in ogni caso non ci fa gioire l’utilizzo di centinaia di migliaia di euro da parte di chi ha ufficialmente formalizzato, al 31/12/2012, un debito verso l’esterno di quasi 25 milioni di euro, richiedendo tale enorme somma in prestito alla Cassa Depositi e Prestiti per evitare la “bancarotta”.

Il nostro personale plauso va sicuramente ai turisti, che si son dovuti dilettare in una sorta di caccia al tesoro per poter raggiungere i luoghi del Festival, vista la mancanza di una guida degna di essere chiamata tale e un sito che di internazionale ha solo il nome.

Qualcuno dirà che non siamo esperti nell'organizzazione di un Festival così importante, che facciamo solo polemica. Può darsi, le solite polemiche post-festival. Eppure se da anni si ripetono gli stessi identici problemi di organizzazione degli eventi o i machiavellici meccanismi di prenotazione e selezione dei posti migliori, allora ci viene da chiedervi, il prossimo anno, di lasciar fare a noi. In ogni caso, fra due anni, decideranno i cittadini.


Rossella Lopetuso   |   Francesca Sgarra