La IUC (Imposta
Unica Comunale) è la nuova imposta introdotta nella legge di stabilità
2014 ed è composta da più parti: l'imposta IMU sul
possesso di immobili (escluse le prime abitazioni), la tariffa TARI finalizzata
alla copertura di tutti i costi relativi al servizio di gestione dei rifiuti
urbani e la tariffa TASI, che copre i servizi comunali
indivisibili (fra le altre, la sicurezza, la pubblica illuminazione,
l’anagrafe, la manutenzione delle strade), con una quota anche a carico dei
locatari (dal 10% al 30%). Facciamo un po' di chiarezza.
Ci servirà un
pizzico di memoria storica, per capire meglio come si è arrivati a questa
situazione. Era marzo 2011 quando venne istituita l'IMU sugli immobili
prevista dal Dlgs 23/2011 del 14 marzo, la cui entrata in vigore doveva
avvenire dal 2014. Doveva essere applicata solo sugli immobili diversi
dall'abitazione principale, sostituendo Irpef e addizionali sugli immobili non
locati e vecchia Irpef. Il provvedimento faceva parte della legge sul
federalismo fiscale municipale del governo Berlusconi.
A dicembre 2011
invece il governo Monti (supportato dal PD di Bersani e il PDL
di Berlusconi) con il DL Salva Italia (201/2011) anticipò l’entrata in vigore
dell'IMU al 2012 e applicandolo anche alle prime case. Fu a giugno 2012
che si pagò per la prima volta l'IMU con un acconto del 50%. All'acconto
seguirà il conguaglio nel dicembre 2012.
Nel maggio 2013 il governo
Letta vorrebbe cambiare la legge sull’IMU, eliminando l’imposta sulle
prime case, ma mancano le coperture, quindi emette un decreto di rinvio
dell'acconto di giugno (per le prime case) a settembre, promettendo che nel
frattempo arriverà una più ampia legge di riforma. Dopo qualche mese (siamo ad
agosto) la riforma annunciata non arriva, ma ecco un altro decreto che
elimina definitivamente l’acconto IMU sulle prime case, accompagnato dalla
promessa di eliminare anche il saldo previsto per dicembre.
A novembre, invece,
arriva uno dei momenti clou della vicenda: il governo annuncia di aver
eliminato l’IMU 2013 sulla prima casa. In realtà, il provvedimento elimina
il saldo ma introduce una mini IMU di gennaio, per andare incontro ai Comuni
che non hanno abbastanza entrate.
A dicembre 2013,
quando, nella Legge di Stabilità viene battezzata una nuova imposta sugli
immobili, che si chiama IUC che comprende i tre diversi tributi IMU, TASI e
TARI (di cui sopra). In teoria, il governo aveva annunciato l’eliminazione
dell’IMU sulla prima casa, in pratica si tratta di un cambiamento di nome,
visto che sull’abitazione principale non si paga più l’IMU ma in compenso è
stata introdotta la TASI per tutti gli immobili.
Ma non è finita. I
Comuni protestarono perché le aliquote previste dalla Legge di Stabilità (TASI
standard allo 0,1‰, che si può portare al massimo allo 0, 25‰, e somma TASI +
IMU che non può superare il vecchio tetto IMU dell’1,06‰) non assicuravano le necessarie
entrate ai Comuni. A gennaio 2014 fu l'ora della mini IMU, pagata solo in
alcuni Comuni (in relazione alle aliquote IMU sulle prime case, decise e poi mai
applicate nel 2013).
Nell'aprile 2014
siamo al "Salva Roma" (Dl 16/2014), che dopo una serie di
peripezie parlamentari viene approvato a fine mese e stabilisce che i
Comuni possono alzare di un ulteriore 0,08% le aliquote TASI. Ma i politici si
rendono conto che la prima rata si paga in giugno e i Comuni ancora non hanno
deliberato (nell'attesa della norma nazionale). Allora decidono che l’acconto
di giugno si paghi solo nei Comuni che deliberano entro il 23 maggio, negli
altri per le prime case si saldi tutto a dicembre e per immobili diversi ci si
basi sulle aliquote IMU 2013 aggiungendo l’1‰ standard di TASI.
Il resto è storia
recentissima: l’80% e rotti dei Comuni non deliberano ma non vogliono che
l’acconto slitti perché hanno bisogno di incassare. Il 19 maggio 2014 c'è
stata la riunione al Ministero in cui si delibera un nuovo slittamento:
l'acconto TASI non si paga più a giugno ma a settembre. Ci siamo, forse ora
capiremo qualcosa. Intanto è meglio non scordarsi chi ci ha portato fin qui.
Torniamo a casa nostra
ora.
Come sono state applicate le scelte politiche nazionali dai signorotti locali?
Come sono state applicate le scelte politiche nazionali dai signorotti locali?
Assistiamo a simpatici
scambi di comunicati stampa tra maggioranza e opposizione, nei quali si
rimpallano a vicenda responsabilità sulla paternità di scelte politiche più o
meno sconsiderate. L’uno e l’altro difendono la propria casa politica rincorrendosi
nei comunicati stampa, ma un po’ di autocritica dovrebbe spingere entrambe le
parti ad un silenzio, accompagnato ad un
po’ di vergogna nel dare questi spettacoli ai cittadini che si ritrovano a
pagare tre imposte introdotte e applicate da tutte le case politiche d’appartenenza
attualmente in consiglio, come avete potuto apprendere dalla piccola cronistoria
fatta.
In merito alla scelta
della nostra amministrazione oggetto del contendere noi, un piccolo spunto di riflessione
vogliamo darvelo: la proposta di delibera di
approvazione dell’aliquota TASI portata in consiglio recava l’imposizione all’1,2‰. Nel corso del consiglio
comunale, alcuni rappresentanti della stessa maggioranza si mostrano indisponenti all'approvazione di questa aliquota e la Giunta accetta di abbassarla dello 0,2‰,
portandola quindi all’1‰. Fino a qui tutto
bellissimo, se non fosse che quello 0,2‰ lo ritroviamo come aumento IRPEF; infatti
mentre l’anno scorso era dello 0,6‰ quest’anno passa allo 0,8‰.
Insomma, la solita storia
del “leva da una parte e metti d’altra” pur di spendersi la marchetta politica
dell’aver tenuto la TASI all’1‰. Ma non ci stupiamo, per
stessa ammissione del consigliere Francesco Lullo è giusto così. Far pagare tutti un po,
senza tener alcun conto che per alcuni anche il poco è molto, per altri invece no. Possono permettersi la TASI e tante altre tasse.
Forse dovremmo fare ripetizioni sul concetto di equità sociale.
Forse dovremmo fare ripetizioni sul concetto di equità sociale.