Ci
si aspettava una posizione di responsabilità del sindaco sui numerosi problemi
d’attualità, è arrivata solo una posizione di censura ad una vignetta apparsa sulla
Gazzetta del Mezzogiorno. Così lento a prendere provvedimenti nell'interesse
della città, così rapido a ruggire contro una rappresentazione sarcastica, ma
piuttosto fedele della verità. Questo è il sindaco di Andria.
Nonostante
questa ambigua successione di eventi, il sindaco continuava a frequentare
convegni in cui si dibatteva di etica e politica. Mentre le inchieste andavano
avanti e lo scandalo montava nella nostra città, il sindaco dichiarava di non
poter accettare da nessuno lezioni di stile e moralità.
Poi
è arrivato chi ci ha dato ragione. Il dimissionario presidente del consiglio
comunale, Nino Marmo, ha rinunciato alla sua carica, dietro la motivazione che
tale atto fosse teso a favorire un “ampio
rinnovamento della giunta comunale, nell'interesse dell’istituzione cittadina,
consapevole che tutto non possa restare immutato”. Nel suo comunicato,
Marmo chiedeva la nomina immediata di “un
Legale Difensore a tutela della dignità della Istituzione” affinché
valutasse eventuali iniziative. Che fine hanno fatto entrambe le richieste?
Semplice: entrambi i rilievi sono stati completamente ignorati.
L’unica
risposta del sindaco è stata la “pausa di riflessione” di più di due settimane
(peraltro regolarmente retribuite) in cui il primo cittadino si è dedicato ad
una revisione approfondita del lavoro dei suoi assessori, un “tagliando”
peraltro irrituale, visto che se c’era da vigilare si doveva farlo prima. Nonostante
i malpancisti in maggioranza e in giunta, il sindaco è riuscito, da buon
democristiano, in questo simpatico balletto di finte dimissioni. Poteva
essere il momento giusto per ripartire e invece abbiamo dovuto sopportare anche
le posizioni di chi, un attimo dopo la conferma della giunta, esprimeva pieno
appoggio al sindaco, ma non al suo operato. Puro avanspettacolo.
Niente
è cambiato. Cosa ci ha portato finora il 2014? Sul fitto casa, il Comune non ha
messo risorse proprie, ma ha utilizzato esclusivamente la dotazione proveniente
dalla Regione Puglia. Sui lavori della nuova area mercatale, l’amministrazione
comunale ha dato pomposamente il via ad 1/24esimo dell’opera totale. Giunta
vecchia, storia vecchia.
Vige
la regola del silenzio sull'assessorato all'ambiente, forse per paura che
qualche nuovo ciclone giunga a scompaginare definitivamente i fragili equilibri
su cui poggia il nuovo corso del sindaco. Silenzio anche sulla richiesta di una
seduta del Consiglio comunale monotematica, interamente dedicata alla questione del servizio
di raccolta rifiuti e agli intenti della maggioranza sulla questione politica
che ha coinvolto l’ex assessore all'ambiente. E che dire della disastrosa
questione forconi e dell’incredibile auto-attribuzione dei meriti sugli
arresti? Stavolta il silenzio è necessario.
Silenzio,
appunto, un silenzio nervoso che si interrompe solo per poche piccate risposte
a chi “osa” porre un punto politico. Sarebbe opportuno che in futuro la regola
del silenzio viga su un’unica questione: l’intero mandato dell’amministrazione
Giorgino.
All'oblio,
con stile e moralità.