Luigi
Abbate, proprio lui, la “faccia da
provocatore” (citazione di Nichi Vendola) che aveva
osato chiedere a Girolamo Archinà, il responsabile delle relazioni esterne
dell’Ilva con cui il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola sogghignava ricordando il video in cui proprio il giornalista tarantino
chiedeva conto delle vittime causate dall'inquinamento dell’acciaieria della
famiglia Riva, è stato messo alla porta dall’emittente televisiva Blustar TV.
Senza entrare nel merito di dinamiche e decisioni proprie di una emittente
privata ci sembra strano, però, che un giornalista di indubbia onestà
intellettuale che con il suo ottimo operato ha sicuramente reso celebre e
conosciuta quella stessa televisione locale, venga allontanato all'improvviso.
Appare ulteriormente preoccupante come questo licenziamento segua, sebbene a
distanza, dichiarazioni sconcertanti dell’On. Pelillo,
il deputato del Partito Democratico, che durante una puntata televisiva in
diretta, condotta proprio da Abbate, in una fase concitata di scambio di
opinioni su uno dei decreti ILVA, ha riferito parole quali "L’editore lo sa? Domani parlerò con l’editore.
Voglio sapere se anche lui è d’accordo".
Abbiamo anche appreso che l’onorevole Pelillo non ha voluto rilasciare
delucidazioni in merito alla vicenda dalle testate che lo hanno contattato.
Ci
domandiamo come l’On. Pelillo non senta l’obbligo morale di spiegare
pubblicamente quelle sue dichiarazioni rilasciate in diretta, che reputiamo di
una gravità inaudita. Esse sono da ritenersi ancora più gravi proprio perché a
Taranto l’affidabilità, l’onestà e l’attendibilità dei politici e dei giornalisti
è stata già messa fortemente in dubbio dalle vicende rivelate della
magistratura che hanno mostrato un intreccio di interessi ed un sistema
assoggettato alla grande industria, mentre cittadini ed operai morivano di
tumori o di infortuni sul lavoro.
Ci auguriamo che la libertà di stampa, in
Italia e in particolare a Taranto, non sia soggetta al potere politico o a
quello economico, che a volte tentano di influenzare gli editori e il sistema
dell'informazione tramite pressioni sull’operato dei giornalisti non ‘accondiscendenti’. Uno scenario che ricorda tempi bui non troppo lontani, che
auspichiamo definitivamente nel passato. Abbiamo depositato una interrogazione
parlamentare, a prima firma
Maurizio Buccarella, per chiedere al Presidente del Consiglio Matteo Renzi se “il Governo non ritenga che le dichiarazioni
dell’On. Pelillo rappresentino una grave minaccia alla libertà di stampa. Una
libertà di stampa che raffigura una delle garanzie che un Governo democratico,
assieme agli organi di informazione, dovrebbe garantire ai cittadini ed alle
loro associazioni, per assicurare l’esistenza di una stampa libera”.
Il Presidente Renzi dovrà, infine, dichiarare quali “iniziative si intendano assumere, nelle
opportune sedi normative, al fine di garantire un’informazione libera ed
indipendente da ogni gioco di potere, affinché ogni cittadino possa essere
messo a conoscenza dei fatti quando questi sono opportunamente documentati”. Auspichiamo che l’On. Pelillo chiarisca pubblicamente le
sue affermazioni in diretta televisiva, prima della risposta del Governo
all’interrogazione parlamentare. La libertà di stampa e quella di espressione sono tutelate dalla nostra
Costituzione: non è accettabile
che una velata minaccia o un accennato ricatto professionale possa rendere
schiavi i tanti giornalisti che cercano di fare onestamente il loro lavoro nel
nostro Paese.
I portavoce pugliesi in Parlamento: Maurizio Buccarella, Daniela Donno,
Lello Ciampolillo, Barbara Lezzi, Giuseppe L’Abbate, Diego De Lorenzis,
Giuseppe D’Ambrosio, Francesco Cariello, Emanuele Scagliusi, Giuseppe Brescia