«Non tutte le merci sono beni, non tutti i beni sono merci». Maurizio Pallante, saggista e presidente del “Movimento per la decrescita felice” ha preso parola alle 19 nell’auditorium in via Aldo Moro ad Andria, dopo l’introduzione della proposta di legge popolare "Zero Privilegi Puglia". L’ospite è stato presentato da Ambrogio Lamesta, del Movimento 5 Stelle che ha organizzato il convegno.
La decrescita felice è un concetto economico-sociale che si allontana dall’idea della ricchezza economica attraverso l’aumento del pil, ma al contrario si avvicina a criteri qualitativi che mirano alla diminuzione del prodotto interno lordo aumentando la qualità di vita.
Ridurre gli sprechi e favorire un’occupazione utile, questi sono gli obiettivi che propone Pallante durante il convegno.
La società attuale, impegnata nella produzione delle merci, vive tra le competizioni aziendali e i conflitti economici che causano maggiore disoccupazione. La decrescita invece richiama l’economia del dono, con cui gli uomini si scambiano il tempo attraverso dei servizi, auspicando il ritorno dei legami sociali, contro gli attuali rapporti di compravendita.
Il saggista espone le tre direzioni da seguire per realizzare gli obiettivi del nuovo sistema: la tecnologia della decrescita, uno stile di vita sobrio e la politica partecipata. Anche l’autoproduzione è fondamentale: il ritorno a una economia in cui i beni si producono, non si acquistano.
«Non saper far nulla è una mutilazione culturale », questa è l’idea di Pallante per chi non sa dedicarsi all’arte manuale, rinunciando quindi alla propria umanità. Da questa idea nasce l’Università del Saper Fare, attivata a Torino nella primavera del 2009, frequentata da molti giovani ventenni, che riscoprono la bellezza del rimboccarsi le maniche, di inventare, di riparare.
Un pubblico affascinato e a tratti divertito dagli aneddoti del professor Maurizio Pallante, cittadini che hanno espresso apprezzamenti e perplessità sulla decrescita attraverso delle domande a fine convegno. Insomma, una serata istruttiva. Da ripetere.