Giacomo Gilardi è un consigliere comunale di San Mauro Torinese, eletto nelle liste del Movimento 5 Stelle. Classe 1989, diplomato in agraria, laureato in comunicazione aziendale, studia economia ed è consigliere comunale da Settembre 2012. Ha voluto scrivere qualche giorno fa sul suo blog un piccolo pensiero sugli avvenimenti delle ultime settimane. Lo condividiamo con voi.
"A 20 anni compiuti da poco, ho deciso di far politica attivamente, di parlare in piazza, ai banchetti e sui giornali. A 21 anni mi sono candidato e ho deciso di farlo nel Comune dove vivo, dove non ci sono soldi, vitalizi, ma c’è un lavoro che sembra infinito. A 22 anni e qualche mese, sono entrato in Consiglio Comunale, da solo e con la promessa di dare tutto me stesso. Sono lì dentro da 2 anni e ho rinunciato ad averne 24.
Dopo l’Università corro in
Comune, per le commissioni, le conferenze capigruppo, i comitati di gestione
degli asili. La sera, almeno due volte a settimana, partecipo a riunioni varie,
dai comitati territoriali, alle iniziative promosse dal Comune, dagli incontri
culturali, ai resoconti e i confronti con il mio gruppo. Ricevo ogni giorno
almeno 20 telefonate e non so quante mail. Parlo, scrivo e cerco di spiegare.
In due anni non ancora passati, ho presentato decine di emendamenti, mozioni,
interrogazioni e anche una delibera consiliare. Ho perso di vista molti miei
amici e spesso non vedo i miei genitori, se non la sera tardi, quando tornando
a casa vado in camera loro per salutari.
Sto dando tutto quello
posso, prima che per il gruppo politico che rappresento, per la società che
vorrei e il Comune in cui vivo. Nonostante questo, non mi sento in pace con il mondo, anzi, spesso ho
il timore di concludere poco, di non sfruttare appieno la mia posizione di
controllo e proposta. Ho paura di non fare abbastanza, di non riuscire a star
dietro a tutto, di avere troppa poca competenza per affrontare alcuni
argomenti, di dare troppa importanza a certi aspetti e di non aver colto
l’importanza di altri.
Mi sento in debito, ma non
so davvero come io possa dare di più.
Su alcune cose però,
so di aver fatto il massimo: mi sono sempre mantenuto critico, ho
rispettato tutte le idee, le posizioni ed i diritti, ho agito con onestà,
nella speranza di contribuire attivamente ad un cambiamento che sembra di
toccare, tanto è vicino.
Eppure, proprio in questi
giorni, mi avete definito fascista, maschilista, violento, ignorante,
ladro, squadrista, impreparato e disfattista. Poco fa poi, il Presidente
Boldrini ha superato se stessa, arrivando a definirmi un potenziale
stupratore. Lo so che non parlavate di me, ma parlavate comunque di persone
che mesi fa hanno fatto la mia stessa scelta, mossi dalle stesse motivazioni e
che ora, stanno affrontando i miei stessi sacrifici. Ragazzi che sbagliano anche,
ma la cui buona fede non riesco a mettere in dubbio perché li conosco, perché
erano con me quando è iniziato tutto e noi non eravamo nulla più che voti
dispersi.
Quindi signori, parlavate
di me. E io, non ho più la forza
di sopportare questi insulti.
Sia chiaro che non pretendo
l’unanimità dei consensi, ma voglio però una critica onesta e puntuale. Non
voglio essere giudicato per il comportamento di un mister X qualunque che
commenta un post sulla bacheca Grillo, o sulla base di una foto con un libro che
brucia sulla bacheca privata di un attivista che non ho mai visto. Non voglio
nemmeno che il mio operato e quello dei miei colleghi sia riassunto in un
titolo di giornale che è sempre uguale e sottintende la stessa logica. Io
voglio una critica spietata, non un moralismo da quattro soldi trasmesso a reti
unificate. Voglio che il coraggio di criticare quello che ho in casa, non sia
una mia prerogativa, ma un modo di fare anche di chi mi ha detto di
apprezzarlo. Voglio che mi si mandi a stendere al primo errore, non che mi si
tacci di fascismo se per protesta contro un atto illiberale, perdo la calma.
Voglio che quelle poche
cose di cui sono sicuro, siano certezze anche per chi mi attacca, perché la
pluralità di idee è una ricchezza, mentre i moralismi significano solo povertà
di contenuti e spesso, di argomenti validi".