30 aprile 2012

Lo stato penoso del verde ad Andria

Sono da poco tornato ad Andria dopo alcuni anni di lavoro all'estero. Ho trovato una città peggiorata sotto molto profili. Unica nota positiva, si fa per dire, è il bike sharing e, in generale, l'uso della bicicletta più diffuso rispetto a qualche anno fa. Tra le tante brutture mi è balzato subito agli occhi lo stato pietoso in cui versa il verde urbano, dovuto all'incuria e alla nuova mania di abbattere e capitozzare le alberature.

È sotto gli occhi di tutti il cantiere incolto della villa comunale creato ad hoc dal super sindaco e dalla sua amministrazione per, a loro dire, risparmiare soldi pubblici (qui ci vuole una bella risata in stile trio medusa). Così a cantiere ben iniziato, hanno deciso di eliminare la solida recinzione già prevista e di sostituirla con un più modesto ed economico, basso muretto che, data la scarsa robustezza, sarà probabilmente ridotto, in men che non si dica, ad un cumulo di lastre di pietra dagli amorevoli cittadini andriesi. La conseguenza è un cantiere che dura da un anno e mezzo e un risparmio economico rimasto solo nelle loro promesse al vento.

E che dire dei giardinetti di via Indipendenza e Martiri di Belfiore? Anche qui i lavori già avviati dalla precedente amministrazione, sono stati fermati dall'attuale. Proprio in questi giorni si stanno svolgendo lavori di ripulitura delle aree che, più che giardini sembrano nudi e desolati terreni, vista la scarsità di alberi piantati. E magari il super sindaco avrà la faccia tosta di vantarsi dell'opera (di ostacolo) svolta, in occasione della futura inaugurazione.

Passeggiando per le strade ho notato che sono stati abbattuti alberi in via Napoli, viale Virgilio, Villa Comunale, mentre capitozzature e potature selvagge nello scorso inverno hanno interessato gli alberi di piazza Umberto I, via Verdi, via Tertulliano, Viale Italia, solo per citarne alcune. È appena il caso di ricordare che, da circa 10 anni, Andria si è dotata di un regolamento urbano per la gestione del verde. Detto regolamento, tra le tante norme, vieta espressamente le capitozzature, ossia i tagli di potatura direttamente al tronco o sulle branche primarie dell'albero. Le vieta in quanto sono un intervento totalmente ingiustificabile da un punto di vista tecnico e assai dannoso per la pianta stessa che resta mutilata per sempre.

Gli abbattimenti poi, sono eseguibili solo in caso di instabilità meccanica o di danneggiamento accertato a strutture pubbliche e private. In ogni caso gli abbattimenti devono essere accompagnati dalla messa a dimora di alberi il cui valore ornamentale eguagli quello dell'albero abbattuto. In altri termini, se si abbatte un grande albero dal valore (calcolato attraverso parametri indicati nel regolamento stesso) di, poniamo, 1000 euro, bisogna ripiantare 5 alberi dal valore di 200 euro l'uno (o 10 dal valore di 100 €).

Anche le capitozzature sono equiparate agli abbattimenti e compensate allo stesso modo. Mi sembra che nessuno possa mettere in discussione la bontà del regolamento, che si preoccupa di mantenere e/o aumentare la dotazione di verde cittadino, senza porre dei veti ingiustificati. Evidentemente l'amministrazione, attraverso il settore ambiente, ha compiuto reiteratamente degli atti illeciti.

Chi pagherà per il danno enorme subito dalla città? In attesa della risposta (immagino che invece di entrare nel merito, dati alla mano, mi si inviterà ad andarmene di nuovo all'estero o si dirà che è tutta colpa dei comunisti mangiabambini), se mai arriverà (da quando in qua si risponde ad un onesto cittadino che ha sollevato una questione di legalità?), rifletto su altri due fatti gravissimi: lo stato penoso della raccolta differenziata dei rifiuti (e, in generale, quello della gestione degli stessi) e l'approvazione della costruzione di unparcheggio con annesso centro commerciale in via Bisceglie, a 8 km dalla città.

Sulla prima questione, oggetto di un appalto da 90 milioni di euro, ossia della cifra più grande che il Comune abbia mai sborsato nella sua storia, non si sa nulla. Ma basta dare un'occhiata alle strade cittadine, per rendersi conto che i lentissimi progressi realizzati negli ultimi anni, sono stati spazzati via dall'attuale amministrazione (sic!). Sulla seconda questione, truffaldina già nel titolo, c'è da rilevare la vecchissima politica della cementificazione ovunque (siamo in piena zona agricola) e ad ogni costo.

Evidentemente i signori che ci amministrano (sic!) non conoscono il film denuncia di Rosi “Le mani sulla città” (del 1963) e pensano di esseri gli scopritori di una nuova (anti)politica.

Ambrogio Lamesta