Spesso, quando utilizziamo il termine "rivoluzione" ci riferiamo alle grandi insurrezioni di massa che lottano per cambiare un sistema politico economico
e sociale dannoso e ormai superato. Questa volta a spingerci
verso il cambiamento totale non è più l’uomo ma la sua più grande invenzione: la
rete.
È una rivoluzione lenta e pacifica che ci sta portando a pensare e ad agire in maniera differente rispetto al mondo che ci circonda. Ogni persona, in base al suo carattere e alle sue esigenze, assume un proprio modo di affacciarsi ai nuovi media.
Ci sono i tecnoutopici che li percepiscono come strumenti di liberazione e crescita che permettono a chiunque di potersi esprimere scegliendo tra infiniti canali. I tecnopluralisti li considerano come un nuovo spazio dove la gente può, ad esempio attraverso i social network, relazionarsi e conoscere nuove persone, entrare a contatto con altre culture che vedono e pensano diversamente mettendo in atto uno scambio di opinioni e informazioni che stimola il cambiamento. I tecnoutilitaristici utilizzano i nuovi media solo per raggiungere determinati fini, chiudendosi così alle vaste possibilità che questi strumenti possono offrire. Infine, i tecnodistopici li avvertono come strumenti di oppressione e controllo che devono essere regolamentati.
Tutti i cambiamenti non sempre vengono percepiti in
maniera positiva. C’è una forte resistenza
al “nuovo” ma soprattutto a quello che non si conosce o ci appare difficile da
utilizzare e comprendere. È ciò che
chiamiamo opacità che non ci permette di vedere in maniera del
tutto trasparente i reali vantaggi e funzionamenti di questi
strumenti innovativi.
Ma negli anni in cui ci troviamo, dove la moderna digitalizzazione sta ormai sostituendo
e agevolando qualsiasi lavoro, diventa indispensabile tenersi aggiornati. A
comunicarcelo non sono solo le grandi aziende informatiche ma i nativi
digitali che si trovano catapultati in questo mondo già dalla nascita e sviluppano una necessità
maggiore nell’utilizzo delle nuove tecnologie.
La cosa importante che le nuove generazioni sono riuscite a
comprendere è la reale potenza che può avere il mezzo nella trasmissione di un messaggio.
È questo che fa la differenza e che da spessore a qualsiasi tipo di
informazione.
Per far fronte a
questo cambiamento e incoraggiare chiunque all’utilizzo consapevole dei
nuovi media occorre lavorare nelle scuole già dalla prima infanzia inserendo nuove
discipline, come la media education, e insegnanti specializzati in grado di aiutare i bambini a sviluppare un approccio costruttivo evitando così i pericoli e l’uso sconsiderato dei nuovi mezzi.