Al di là degli annunci ottimistici e delle
tanto decantate prospettive di ripresa che ricordano un film purtroppo già
visto (protagonista Berlusconi quando negava la crisi dinanzi ai ristoranti
pieni), qual è la situazione economica dell'Italia nell'era di Renzi?
Se si guarda ai principali parametri
economici c'è poco da stare allegri e l'attuale esecutivo non ha affatto
cambiato rotta rispetto alle nefaste politiche di austerità attuate dai governi
precedenti.
Partiamo dal debito pubblico: quello italiano ha segnato un nuovo record, 2.166
miliardi di euro! Il tanto decantato PIL, poi, pare che quest’anno non andrà
oltre un modesto +0,6 . Stima che va sempre più calando.
È diminuito anche il ricorso al credito: il timore e l’incertezza di non poter onorare i
propri impegni ha tagliato del 7,4% l’importo medio dei prestiti personali:
significa meno acquisti di beni e servizi sia di consumo che di investimento.
Il tasso
di disoccupazione è ormai alle stelle: il 12,6% (al 43% per i giovani...),
l'equivalente di 3 milioni e 222 mila disoccupati. Il potere di acquisto delle
famiglie è calato -2,4% su base annua, -94 miliardi dall’inizio della crisi,
circa 4mila euro in meno per nucleo. Meno acquisti anche di beni durevoli, con
una spesa calata mediamente del 18%. E a tutto questo si aggiunge un tasso di
povertà assoluta pari al 16,6% della popolazione. In Italia ci sono 10.048.000
persone che vivono in condizioni di povertà. Tra questi 6.020.000 sono poveri
assoluti, cioè non riescono ad acquistare beni e servizi per una vita dignitosa
(9,9%). L'unico dato in controtendenza, ma solo apparente, è che crescono i depositi
bancari: +67% dal 2007.
Ma cosa
significa questo? Che nessuno spende e tutti tengono i soldi in banca.
Quindi la liquidità non circola e non alimenta l'economia reale. Le persone,
infatti, hanno votato Renzi ma non si fidano della sua politica economica
perché temono che ciò che è stato loro concesso per motivi elettorali (bonus di
80 euro) possa essere ripreso attraverso subdoli aumenti di tassazione. Infatti,
da quando si è insediato Renzi, si rincorrono costantemente i timori di nuovi
rincari di tasse ed imposte, purtroppo confermati.
Sul fronte della tassazione immobiliare c’è un rincaro del 60% delle tasse
sull'abitazione principale rispetto ai livelli del 2013, a causa
dell'introduzione della TASI: dipenderà dalle scelte dei comuni che però nel
complesso non navigano in buone acque. Si paventa addirittura il rischio che la
TASI sulla prima casa costi persino più dell'IMU. Per non parlare del possibile
aumento della stessa IMU qualora scatti, dal primo gennaio 2015, la famigerata
clausola di salvaguardia, per 671,1 milioni nel 2015 ( 17,8 nel 2016). La scure
del fisco si è abbattuta anche sul risparmio delle famiglie: il prelievo sulle
rendite finanziarie è passato dal 20 al 26% colpendo anche i conti correnti, i
depositi bancari e postali e il risparmio gestito. Invariata solo la tassazione
sui titoli di stato.
Rincari previsti anche per le accise sui
carburanti: nel Decreto Irpef
(quello sugli 80 euro) sono stabiliti ulteriori aumenti oltre quelli già
previsti dalla legge di Stabilità. Aumentano del 700% i prelievi su smartphone,
tablet e in generale sull' acquisto di dispositivi dotati di memoria digitale:
beni di largo consumo che tutti i cittadini acquistano. Si pagherà dai 3
(dispositivi fino a 8 Gb) ai 4,80 euro (32 Gb) per il diritto d’autore contro
gli appena 0,9 previsti fino a ieri per i telefonini. Rincari ancora più salati
per altri dispositivi come pendrive e hard disk. Non dimentichiamo, infine,
l’aumento del contributo unificato del 15%, previsto nel decreto legge del 24
giugno n.90, ora al vaglio del Parlamento.
Chiediamo al governo, quindi, di chiudere
presto e, soprattutto bene, il capitolo delle riforme costituzionali e dedicarsi
con estrema urgenza a serie e decisive riforme economiche.
Carla Ruocco
Cittadina portavoce M5S
Commissione Finanze - Camera dei Deputati