4 dicembre 2014

La cultura della legalità per una Puglia senza mafia

Da qualche giorno la Regione Puglia ha pubblicato questo linkSi tratta di uno schema di disegno di legge sulla promozione della cultura della legalità della memoria e dell'impegno. Un impegno concreto, dunque, verso quelle realtà, enti locali, terzo settore, vittime della mafia che nei loro atti e nelle loro attività operano per affermare che la mafia è un concetto perdente.

Francesco Inzerillo, esponente di uno dei clan più importanti di Palermo, diceva che la confisca dei beni è la cosa più brutta, quasi che fosse meglio finire in galera o essere uccisi che vedersi privare della «roba», di quel tesoro frutto di una vita di delitti e di traffici.

Il disegno di legge presentato dalla Regione Puglia si inserisce in quel più ampio schema di norme tra le quali la legge n. 575/65 che ha esteso ai mafiosi le misure di prevenzione personale, fino ad allora applicabili solo alle persone socialmente pericolose, o come la Legge Rognoni-Latorre che introdusse nel nostro codice penale l’articolo 416-bis, che sanziona l’associazione mafiosa in quanto tale, e con questo il comma 7 che dichiara espressamente come per il condannato "è sempre obbligatoria la confisca delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato e delle cose che ne sono il prezzo, il prodotto, il profitto o che ne costituiscono l’impiego".

Nel 1982, modificando la 575/65, il legislatore ha disposto che il "Tribunale, anche d'ufficio, possa ordinare con decreto motivato il sequestro dei beni dei quali la persona, nei confronti della quale è stato iniziato il procedimento di prevenzione perché indiziata di appartenere ad associazioni di tipo mafioso, risulta poter disporre, direttamente o indirettamente, e che sulla base di sufficienti indizi, come la notevole sperequazione fra il tenore di vita e l'entità dei redditi apparenti o dichiarati, si ha motivo di ritenere siano il frutto di attività illecite o ne costituiscano il reimpiego."

Dunque i beni patrimoniali sequestrati alla mafia ed a coloro che sono indiziati di appartenere ad associazioni di tipo mafioso, come i cosiddetti prestanome, sottoposti a sequestro preventivo e poi in via definitiva, diventano di fatto proprietà dello Stato. Attraverso l'Agenzia Nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità, lo Stato amministra e destina tali beni concedendoli tra gli altri ai vari enti locali sul cui territorio tali beni insistono.

Secondo lo schema della norma in approvazione, la Regione Puglia potrà concedere i finanziamenti per tutte quelle attività formative ed educative sul tema della legalità, sul recupero ed il riutilizzo dei beni, siano attraverso ristrutturazioni, riattivazioni, o al riconoscimento del diritto al collocamento obbligatorio per le vittime della mafia, come sopravvissuti, coniugi, figli, genitori. Infine, il riconoscimento del rating della legalità per le imprese private ed un rating della legalità degli enti locali con lo scopo di individuare e valorizzare gli enti locali più virtuosi nel conseguimento degli obiettivi del disegno di legge.

Quali sono gli elementi che rendono più virtuosi gli enti locali, quindi meritevoli di un rating più alto? Eccoli:

1. pubblicazione dell’anagrafe degli eletti e di altre informazioni tese a garantire la piena trasparenza patrimoniale degli amministratori;
2. attuazione, a livello locale, del rating di legalità per le imprese così come previsto dal D.L. 24 gennaio 2012 n. 1 e s.m.i.;
3. attuazione degli obblighi di legge in materia di trasparenza e anticorruzione;
4. promozione della conoscenza e del riuso sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata iscritti al proprio patrimonio;
5. attuazione di iniziative di contrasto al gioco d’azzardo e alla proliferazione delle sale da gioco in aree sensibili della città;
6. individuazione di un assessorato o assegnazione di specifica delega ai beni confiscati e alla legalità.

Cari amministratori Andriesi, in attesa della approvazione definitiva, battete un colpo.
Pietro Di Pilato