Mentre
qualcuno tenta di rispondere, dall'altra parte c’è chi subisce le
conseguenze di questa attesa e affronta ogni giorno situazioni
difficili. Ma è giusto accettare passivamente una situazione causata
da errori di altri? È giusto continuare a legittimare le scelte
politiche di questa classe dirigente?
A volte
penso che la storia ci abbia lasciato un patrimonio troppo importante
perché si possa ignorarlo. Se ascoltassimo più attentamente la
nostra memoria, forse riusciremmo a dare a noi stessi quelle risposte
che tanti "esperti", oggi, non riescono a fornirci. Nelson
Mandela, ad esempio, che ha lottato in prima linea per la
liberazione del Sudafrica dall'oppressione dell’apartheid, diceva
che ognuno di noi dovrebbe rispondere alla propria coscienza, prima
che alle leggi dell’uomo. Esse infatti, non sempre sono giuste e
non sempre tengono conto dei diritti fondamentali di ognuno di noi.
C'è
dunque un primato della legge rispetto alla giustizia? Abbiamo il
dovere di opporci, civilmente, pacificamente, ad un sistema che ci
opprime e non ci permette di rispondere alla nostra coscienza? Si
parla tanto di disobbedienza civile. Ma non sarà che invece quella
voce di opposizione che denuncia un governo ingiusto e proclama una
società più umana, che rispetta i nostri diritti e la nostra
libertà, è proprio ciò che dobbiamo creare?
Certo,
ogni vicenda, con il suo momento storico, la sua popolazione, le sue
lotte e le sue perdite, rimane unica e non paragonabile. Ma abbiamo
comunque il dovere di non dimenticare quelli che sono gli
insegnamenti morali e umani che ognuna di queste storie è riuscita a
lasciarci, i segni tangibili del cambiamento, messi in atto da uomini
coraggiosi, con un alto senso di giustizia, di civiltà e di
umanità. È importante ricordarlo soprattutto per non ripetere gli
stessi errori, facendo pagare le conseguenze anche alle generazioni
future.
Senza
timore di fare paragoni difficili, penso ai NO TAV che lottano per
difendere il proprio territorio, penso ai cittadini di Taranto che
difendono il diritto alla salute e al lavoro, agli studenti che
protestano in piazza per rivendicare il diritto allo studio, ai
genitori di Stefano Cucchi, di Federico Aldrovandi, che
aspettano giustizia per i propri figli, strappati dal diritto più
importante, quello alla vita. Sono solo alcune delle lotte più
importanti, le nostre attuali “disobbedienze civili”, le proteste
che molto spesso finiscono per essere ignorate o represse con i
manganelli e le botte, o peggio ancora, offendono la memoria e la
nostra intelligenza con la promulgazione di leggi ignobili.
Quante
altre ingiustizie continuiamo a subire in silenzio? Quante leggi e
persone senza pudore e rispetto vedremo passarci davanti, incuranti
della nostra opinione e condizione?
Nelson
Mandela ha lottato per far sì che ci fosse una Costituzione che
unisse il popolo sudafricano, la voce di tanti un'unica voce, due
nazioni, un solo Paese, unità e pace. Forse è ciò che a noi manca.
Una comunità, senza differenze. Ci manca pensare che i
diritti violati in una città o in una famiglia dovrebbero riguardar
tutti, dovrebbero passare sotto quella voce, unica, indivisibile.
Qualche
giorno fa è accaduto un fatto grave, uno dei tanti che ormai negli
ultimi tempi ci ha portato ad essere quasi assuefatti a certe
situazioni: un Parlamento delegittimato, una democrazia sospesa e
svuotata del suo ruolo più importante, quello di essere garante dei
diritti fondamentali di tutti i cittadini, ogni giorno. Non si tratta
di difendere i diritti violati di una persona, ma di abusare del
proprio ruolo politico per oscurare le proprie colpe per privilegi
personali, a discapito dell'interesse comune, soprattutto se il
soggetto in questione ha cercato per anni di ignorare e calpestare la
Costituzione.
Anche in
questo caso, Madiba avrebbe da insegnarci qualcosa. La sua storia,
quella del suo popolo, ci ricorderebbe quanto sia importante
instaurare la verità, spingere coloro che commettono qualsiasi tipo
di crimine a farsi avanti, ad ammettere i propri errori, a
riconoscerli e a chiedere scusa. Mi piacerebbe che tutti gli italiani
gridassero questo a gran voce: ammettete le vostre colpe, chiedete
scusa al popolo italiano, rimettete gli incarichi che ricoprite e
che tanto avete macchiato di vergogna in questi anni e lasciate
lavorare coloro che realmente hanno a cuore l’interesse del Paese.
Nessuna
punizione forse basterebbe a restituirci tutto quello che abbiamo
perso, ma forse riuscirebbe a restituirci gran parte della dignità
che ci è stata tolta. Il perdono, dice Mandela, libera l’anima e
cancella la paura. Ma non ci può essere perdono senza prima il
riconoscimento delle proprie colpe.
Rossella
Lopetuso