23 luglio 2013

Il canale Pavoncelli, l'emergenza mai finita


Quando un governo utilizza lo strumento della fiducia per evitare la discussione in aula si perde l'occasione per un confronto costruttivo su temi importanti per la nostra comunità. Il disegno di legge n. 1197, cioè il decreto emergenza ambientale, è un esempio di tutto ciò.

Si parla della galleria Pavoncelli, solo uno dei tanti aspetti trattati dal decreto. Il tema però ci riguarda da vicino, soprattutto per quel che riguarda la gestione del servizio di erogazione di acqua nel sistema dell'acquedotto pugliese.

Sin dall'atto della sua realizzazione, la galleria è stata soggetta a fenomeni di dissesto, vuoi per le caratteristiche costruttive, vuoi per la tipologia di terreni attraversati. Negli anni si sono resi necessari una serie di interventi manutentivi che, ovviamente, potevano avere una durata di effettuazione limitata a soli due o tre giorni, data l'impossibilità di effettuare sospensioni dell'esercizio della galleria per tempi più lunghi, visto che il canale rappresentava l'unica fonte di approvvigionamento per molti cittadini pugliesi e lucani.

Già nel 1956, però, l’allora Ente Autonomo Acquedotto Pugliese (E.A.A.P.) si vide costretto a presentare al governo in carica un progetto di realizzazione di un nuovo canale che costituisse un percorso parallelo e sostitutivo rispetto alla galleria principale. Durante gli eventi sismici del novembre 1980 la galleria Pavoncelli ha subito danni gravissimi che hanno reso necessari interventi di durata ben maggiore rispetto al solito e, per consentire l'interruzione del flusso idrico in galleria, si giunse alla dichiarazione dello stato di emergenza con la nomina di un apposito Commissario. Sotto la sua autorità, furono realizzati una serie di interventi che consentirono alle popolazioni di sopportare, sia pure con pesanti disagi, la riduzione della disponibilità idrica connessa ad una così lunga interruzione nel funzionamento della galleria; tali interventi richiesero, tra l'altro, una spesa considerevole da parte dello Stato, per un ammontare di circa 1.300 miliardi di lire.

L'EAAP, per far fronte a questo status, si attivò allora per raddoppiare il canale. L'opera in questione avrebbe consentito di mettere fuori servizio la vecchia galleria, consentendone così una ristrutturazione efficace. In tal modo si sarebbe avuta la disponibilità di due gallerie per superare le zone fortemente sismiche, consentendo, quindi, di affrontare con maggiore sicurezza l'eventualità di nuovi movimenti tellurici.

Per questo piano di sviluppo, l'EAAP ottenne un finanziamento di poco meno di 145 miliardi di lire (144,598 Mld), ai sensi della Legge n. 64 del 1986. Nel corso dei lavori, però, intervennero alcune problematiche idrogeologiche che ne condizionarono fortemente la prosecuzione, senza l'insorgere delle quali la galleria sarebbe da tempo in esercizio.

Ma, a causa della controversia insorta con l'impresa realizzatrice dell'opera nel corso dei lavori, l'EAAP, nel 1993, arrivò a rescindere il contratto ed al riappalto tramite una nuova gara. Un nuovo contenzioso con la ditta vincitrice, però, portò ad una nuova risoluzione del rapporto contrattuale nel corso del 1997. In seguito, non è stato fatto alcun ulteriore affidamento dei lavori.

Al fine di ripartire celermente con i lavori, ai sensi dell’art. 13 della legge 135/1997, venne nominato con apposito D.P.C.M. un commissario straordinario, dopo breve tempo sostituito con altro commissario. Quest'ultimo, inizialmente, ritenne di rivedere il progetto già disponibile, oggetto della procedura autorizzativa di cui abbiamo detto, per poi demandare all’allora Provveditorato e alle OO.PP. della Campania ulteriori attività progettuali. Stiamo ancora aspettando, la storia continua.

Avrei voluto chiedere al Governo di poter fare di più su un intervento nodale che riguarda il funzionamento dell’Acquedotto Pugliese, che con i suoi 21mila chilometri di reti idriche è considerato una delle più imponenti opere di ingegneria idraulica del mondo, impianti che forniscono acqua a 4 milioni di persone. Tutto ciò meriterebbe un approfondimento ed una discussione parlamentare. Sono trascorsi 60 anni dall'inizio dei lavori, 33 anni dagli eventi sismici che resero indispensabile la costruzione di quest'opera. Si sono susseguiti i commissari, gli interventi, ma il problema è ancora sul tavolo. L'utilizzo del voto di fiducia spesso non risolve i problemi, anzi, spesso serve solo a rinviarli, come il governo Letta ha finora dimostrato. Spero solo che a pagare non siano come sempre i cittadini.


Giuseppe D'Ambrosio
Cittadino Portavoce del Movimento 5 Stelle alla Camera dei Deputati