3 maggio 2014

[Europee 2014] 7 Punti per l'Europa: 6) Finanziamenti per attività agricole e di allevamento finalizzate ai consumi nazionali interni

I prodotti per l'alimentazione nazionale consumati nel nostro territorio dovranno essere avvantaggiati fiscalmente rispetto agli stessi prodotti provenienti da Paesi della UE. Se produco un chilo di riso in Lomellina o dieci arance in Sicilia, quel riso e quelle arance dovranno poter essere consumati in Italia al posto di riso proveniente dalla Romania o arance del Portogallo. Se venisse applicato il vero costo del trasporto e della distruzione ambientale per i prodotti agricoli dall'estero verrebbe favorita sempre la produzione interna.

Mandare al macero i prodotti della terra e distruggere le attività agricole locali è una bestemmia. La Coldiretti ha protestato al Brennero per proteggere il "Made in Italy".

Nei primi nove mesi del 2013 hanno chiuso i battenti 32.500 stalle e aziende con 36.000 nuovi disoccupati a causa dell'importazione di prodotti di ogni genere, spesso con il marchio del Made in Italy grazie a governi "gaglioffi" che hanno permesso, e permettono, questa truffa. L'Italia deve diventare al più presto un Paese sostenibile per la produzione agricola e per gli allevamenti.

I dati della distruzione del nostro ex patrimonio alimentare sono spaventosi. L'Italia produce solo il 70% degli alimenti che consuma. Importiamo il 59% di "pomodoro fresco", il 50% del grano per il pane, il 40% del grano per la pasta, il 40% del latte, il 40% della carne, l'80% della soia. Un fenomeno in grande crescita nel 2013 come tutte le miserie italiane. Secondo Coldiretti l'importazione di cereali, compreso il riso che passata la frontiera acquista il passaporto italiano, è aumentata del 45%, il latte è cresciuto del 26%, la frutta e la verdura del 33%. Il cemento sta divorando il Paese, le campagne si stanno spopolando, l'Italia è diventato un Paese non sostenibile dal punto di vista alimentare.

Inoltre all'interno del bilancio pluriennale UE 2014-2020 la politica agricola comune avrà contributi per 960 miliardi di euro (33,4 miliardi per l'Italia) che sono elargiti proporzionalmente alla estensione delle aziende, favorendo così la produzione agricola industriale su vasta scala.

Perché non proporre una politica che favorisce il ripopolamento delle campagne e le piccole produzioni locali incentivando solo la produzione e il consumo di prodotti biologici a Km0 e i Gruppi di Acquisto Solidale?

La domanda è sempre la stessa: chi ci guadagna da questo scempio?

Ad esempio l’azienda tedesca produttrice degli orsetti di liquirizia per il sussidio allo zucchero o quella spagnola che si occupa di pavimentazioni stradali, la quale avrebbe fornito un grande contributo all'agricoltura permettendo ai trattori di muoversi meglio, fuori del campo.

In Francia l’industria del pollame - che non alleva polli, ma acquista da terzi, anche fuori Europa tutto il pollo che essa lavora - e quella dello zucchero ricevono centinaia di milioni di euro di sussidio.

In Italia abbiamo ditte di catering per navi di lusso, che sono meritevoli di “esportare” zucchero e latte (vale a dire le bustine da mettere nel caffé) direttamente nello stomaco dei croceristi. Per non parlare di ingenti contributi alla Barilla spa, le cui motivazioni però non ci sono note.

Fonti: 1 - 2