7 ottobre 2013

Bike sharing, a che punto siamo?

Gennaio 2011: il nostro sindaco, Nicola Giorgino, inaugura il bike sharing nella nostra città.
“Un bel giorno per la città di Andria, che avrà modo di usufruire di un progetto volto alla mobilità sostenibile nell'ottica di disincentivare l'utilizzo dell'auto privata per i piccoli spostamenti, a vantaggio delle biciclette.Ora toccherà alla comunità andriese aver cura del Bike Sharing, salvaguardando le biciclette e le postazioni come dei beni che appartengono a tutti i cittadini andriesi”.
A che punto siamo?

Sono passati quasi 3 anni da allora e la situazione del bike sharing è quella che già abbiamo denunciato tempo fa, forse addirittura peggiore. La prima responsabilità è quella dei nostri concittadini. L'incuria dimostrata, i furti, il generale disinteresse sono stati il motore principale del fallimento di questa operazione. La gestione della stessa, però, unita alla scarsa attenzione che questa amministrazione ha dimostrato nei confronti di un'ottima iniziativa hanno contribuito fattivamente all'inizio stentato e alla fine di un'esperienza che poteva fare della nostra città un punto di riferimento in Puglia per quel che riguarda la mobilità.

Dove sono gli errori?
Le postazioni fuori servizio sono la maggioranza e in quelle rimaste attive ci sono pochissime bici. Il Comune paga mensilmente il servizio, così come la manutenzione, sempre più rara. 
Inoltre il contratto con l'azienda appaltatrice sta per terminare.

È stato rinnovato il contratto per la manutenzione ordinaria per altri tre mesi da settembre fino a dicembre di quest anno, per un costo di circa 3 mila euro. Saranno disponibili 200 tessere gratuite agli studenti, per un risparmio per ogni studente di 15 euro (quindi altri 3mila euro).
Sono circa 1000 le smart sottoscritte in questi anni ma il servizio ha, in effetti, diminuito la sua funzionalità. Molti i danneggiamenti con circa una trentina di bici attualmente utilizzabili (a noi risultano circa una ventina e molte postazioni non ne hanno neanche una) sulle 60 disponibili all'inizio. 

Undici postazioni rimangono attive. Quella nei pressi della chiesa di Santa Maria Vetere è completamente fuori uso, manca addirittura il collegamento in rete con il sistema.

È davvero poco gratificante per chi paga la tessera al servizio subire questi disagi. L'assessore alla Mobilità Michele Zinni si è difeso così.
"Direi che i problemi ci sono ma ci possiamo ritenere moderatamente soddisfatti. Con tutti i problemi il servizio è ancora attivo e funziona. Nelle città limitrofe è stato chiuso od ha subito molti più danni. E' nostra intenzione potenziare il servizio e cercare, pur con i limiti di bilancio e burocrazia, di dotare la città di un sistema di piste ciclabili utili a proseguire nella rivoluzione verde che vogliamo".
Insomma, mal comune, mezzo gaudio. Non certo la migliore delle scuse. Non sappiamo come sia gestito il servizio nelle altre città, ci interessa poco sapere che non siamo la città peggiore fra quelle che offrono il servizio di bike sharing. Noi continuiamo a pagare l'azienda per avere un servizio che a conti fatti non funziona. Inoltre il potenziamento che si vorrebbe fare ora, a spese dei cittadini ("con i limiti di bilancio e burocrazia"), con la costruzione di piste ciclabili, doveva essere la premessa all'attivazione delle postazioni, soprattutto perché si sono persi i finanziamenti europei (in più di un'occasione) che potevano alleviare lo sforzo per le già scarse risorse economiche del Comune.

Se ci si guarda in giro ormai è chiaro che quasi nessuno utilizza questo servizio anche perché, unica gioia nella crisi che stiamo vivendo, è scoppiata la bici - mania, soprattutto perché permettere di abbattere i costi delle automobili e della benzina. E' diventato quasi più comodo comprare una bici che usufruire di un servizio sicuramente più economico ma certamente più scadente.

Vale veramente la pena continuare ad investire altri soldi senza un piano della mobilità cittadina, senza un intervento capillare di sensibilizzazione sul tema, senza un minimo di educazione al corretto uso delle bici condivise? Invece di incentivare un risparmio per ogni studente di soli 15 euro non sarebbe meglio agevolare l'acquisto di una bici nuova, come si faceva alcuni anni fa, e fornire la città di più rastrelliere, per evitare scenari come quelli che si vedono ogni giorno in stazione? Saranno fortunati gli amici romani che a Ponte Milvio agganciano i lucchetti, qui si preferisce incatenare la propria "due ruote" ovunque.

"Andria cambia" era solo uno slogan. Questi amministratori non cambiano mai.

Lorenzo Miani