2 ottobre 2013

L'inciucio ventennale

L'incantesimo principale al quale ci hanno costretto in questi anni i partiti è quello del bipolarismo, ovvero l'idea che esisterebbero due poli politici alternativi, ognuno con un'idea diversa di sviluppo della società, avversari in politica, così come nella società. Niente di più falso, ci hanno ingannati. L'esempio cardine di questo disegno? Silvio Berlusconi.

Tutto parte nel 1994. Berlusconi vince le elezioni e sorge subito un problema: il deputato (e Presidente del Consiglio nominato) Silvio Berlusconi aveva nelle sue mani le tre principali reti televisive dell'emittenza privata italiana che godono di concessioni pubbliche (le frequenze tv), pagando tra l'altro al fisco una cifra irrisoria.

Quelle stesse tv che l'avevano portato nelle case di tutti gli italiani, quei programmi così familiari e popolari che ne avevano decretato il successo politico rappresentavano un ostacolo alla sua vita parlamentare, visto che l'incompatibilità dei proprietari di frequenze tv a concessione pubblica con il ruolo di parlamentare. La Camera dei Deputati avrebbe dovuto far rispettare la legge e invece nel 2013 siamo ancora qui a discutere se sia giusto o no per un pluri-prescritto e ora pregiudicato occupare o no un seggio nelle aule parlamentari.

A sollevare il conflitto all'inizio non furono nemmeno i deputati dell'opposizione ma tre semplici cittadini. Furono presi per pazzi. Fu quello il primo esempio plastico dell'inciucio, la legge 361 del 1957. A giudizio della Giunta delle elezioni quella norma andava applicata "ad personam", termine che gli italiani impereranno a conoscere bene negli anni a seguire. E siccome sostiene che è ineleggibile colui che "in proprio" abbia "concessioni o autorizzazioni amministrative" ecco trovata la foglia di fico dietro la quale nascondersi. 

La farsa veniva ripetuta all'indomani di ogni elezione. La giunta si riuniva e tutto finiva sempre nello stesso modo: destra e sinistra, quasi unanimi, ritenevano che Berlusconi fosse più importante della legge, con buona pace delle concorrenti di Mediaset e a tutto vantaggio della carriera politica di Berlusconi e dei suoi sodali. Ma come potevano evitare che i cittadini sapessero? Semplice, con il logo della Camera dei Deputati, che attestava l'accordo.


Nel 1994, con una maggioranza di centrodestra e con il fedelissimo Elio Vito a guidare i lavori del Comitato per l'ineleggibilità e le incompatibilità, si illustrano i ricorsi di tre cittadini contro l'elezione di Berlusconi, "sottolineando che il Comitato medesimo all'unanimità ha convenuto sull'infondatezza dei ricorsi medesimi". Perché? Non si sa. La seduta termina alle 16. Elio Vito, allora vicecapogruppo alla Camera, diventerà presidente del gruppo e ministro per i Rapporti col Parlamento, prima con Forza Italia, poi col PDL, per un totale di sei legislature. 

Nel 1996, con una maggioranza di centrosinistra, viene richiamata la (mini) sessione della legislatura precedente. L'organo "ha convenuto a maggioranza sui principi richiamati ed ha quindi preso atto dell'insussistenza di ipotesi dell'ineleggibilità". Risultato? "Archiviazione per manifesta infondatezza dei reclami presentati l'eleggibilità dei deputati Berlusconi, Berruti, Dell'Utri, Martusciello, Previti e Sgarbi". Prosit.

Si prosegue nel 2002, maggioranza di centrodestra. Il presidente è Antonello Soro, centrosinistra. La storia non cambia: "non sono consentite interpretazioni estensive e che l'espressione 'in proprio', di cui alla norma di legge, non si riferisce al fenomeno delle società e non può essere richiamato nei casi di partecipazioni azionarie indirette". Berlusconi salvo all'unanimità. Applausi.

Poi nel 2006, maggioranza di centrosinistra, un nuovo episodio dal finale scontato. Lavori coordinati da Gianfranco Burchiellaro (Ulivo). Ancora una volta c'è un esposto contro Berlusconi. Sul verbale è inciso il copia-incolla dei precedenti. E quindi "il comitato ha pertanto convenuto sull'opportunità di ribadire il consolidato orientamento (...) proponendo alla Giunta di confermare il giudizio espresso sulla questione nelle tre precedenti legislature". E conclude con "l'eleggibilità del deputato Silvio Berlusconi, archiviando per infondatezza l'esposto presentato".  

Perché non hanno fatto tutto alla luce del sole? Perché porre il silenzio sulla vicenda? Come mai nessuno ha mai voluto tirare fuori questo importante passaggio politico?

Ci abbiamo pensato noi. I cittadini devono sapere.
Buona lettura.

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