8 febbraio 2013

Il paesaggio rubato

Andria, la città dei campanili. Un tempo poteva essere questo il nomignolo benevolo con cui fare riferimento alla nostra città. In un passato non molto lontano, coloro che provenivano da Canosa vedevano i campanili svettare. Proseguendo su viale Pietro Nenni, era inevitabile volgere lo sguardo al centro storico. Un'altra città, un'altra prospettiva.

Chi scendeva lungo la strada della Madonna dei miracoli poteva ammirare con sorpresa la città, mentre su viale Puglia faceva effetto l’infilata della lama di via Fornaci, paesaggio quasi intatto, simile a quello visto da qualsiasi viaggiatore dell’Ottocento. Che dire del panorama osservato da via Fornaci o dal piazzale antistante il seminario diocesano?

Chi veniva da Barletta vedeva via Ferrucci chiusa, come una quinta teatrale, dalla facciata del Municipio, mentre provenendo da via Corato ricomparivano i campanili, che si scorgevano ancora guardando da largo Caneva. 

Infine, il Monumento ai Caduti, che dominava solitario il parco delle rimembranze e la cripta di Santa Croce, scrigno di affreschi medievali di inestimabile valore, nelle vicinanze dell’omonimo lagnone. 

Oggi, una cortina di cemento circonda e nasconde il nucleo originario, quello che più caratterizza una qualsiasi città italiana. Pare quasi che le amministrazioni comunali del passato si siano impegnate costantemente a lasciare mano libera alla speculazione edilizia e alla cementificazione, pur nel rispetto (ahinoi) delle norme e leggi vigenti. Serviva visione, lungimiranza politica, gli scrupoli del buon amministratore, di chi vive la città e sa apprezzarla nei suoi angoli meno conosciuti, eppure più importanti.

Ormai per ammirare il paesaggio urbano è necessario allontanarsi sempre più dal suo perimetro: tangenziale, monte Faraone e la via che ci porta al Castel del Monte. È davvero così da nostalgici pensare che sia un peccato? 

Le nuove generazioni non avranno la possibilità di percepire il cuore della propria città, la bellezza dei luoghi ormai confusa con anonimi palazzi, cortine di cemento che non hanno neanche come modello significativi esempi della moderna architettura. Se i nostri amministratori avessero avuto un'idea di cosa portare in dote alla propria città, se avessero avuto un progetto urbanistico sensato e sensibile, oggi non leggeremmo sulla guida Touring dedicata alla Puglia: ”Andria con un centro storico, in parte sfigurato negli ultimi anni da una disorganica crescita edilizia”.

Invece solo promesse da campagna elettorale e niente altro. 
Possiamo cambiare, dobbiamo cambiare. Dipende da noi.


Francesco Inchingolo