Chi scendeva lungo la strada della Madonna dei miracoli poteva ammirare con sorpresa la città, mentre su viale Puglia faceva effetto l’infilata della lama di via Fornaci, paesaggio quasi intatto, simile a quello visto da qualsiasi viaggiatore dell’Ottocento. Che dire del panorama osservato da via Fornaci o dal piazzale antistante il seminario diocesano?
Chi veniva da Barletta vedeva via Ferrucci
chiusa, come una quinta teatrale, dalla facciata del Municipio,
mentre provenendo da via Corato ricomparivano i campanili, che si
scorgevano ancora guardando da largo Caneva.
Infine, il Monumento ai Caduti, che dominava solitario il parco delle
rimembranze e la cripta di Santa Croce, scrigno di affreschi
medievali di inestimabile valore, nelle vicinanze dell’omonimo
lagnone.
Oggi, una cortina di cemento circonda e nasconde il nucleo originario,
quello che più caratterizza una qualsiasi città italiana. Pare quasi che le
amministrazioni comunali del passato si siano impegnate
costantemente a lasciare mano libera alla speculazione edilizia e
alla cementificazione, pur nel rispetto (ahinoi) delle norme e
leggi vigenti. Serviva visione, lungimiranza politica, gli scrupoli del buon amministratore, di chi vive la città e sa apprezzarla nei suoi angoli meno conosciuti, eppure più importanti.
Ormai
per ammirare il paesaggio urbano è necessario allontanarsi sempre
più dal suo perimetro: tangenziale, monte Faraone e la via che ci porta al Castel del Monte. È davvero così da nostalgici pensare che sia un peccato?
Le nuove generazioni
non avranno la possibilità di percepire il cuore della propria
città, la bellezza dei luoghi ormai confusa con anonimi palazzi,
cortine di cemento che non hanno neanche come modello significativi
esempi della moderna architettura. Se i nostri amministratori
avessero avuto un'idea di cosa portare in dote alla propria città, se avessero avuto un progetto urbanistico sensato e sensibile, oggi non leggeremmo sulla guida
Touring dedicata alla Puglia: ”Andria con un centro storico, in
parte sfigurato negli ultimi anni da una disorganica crescita
edilizia”.
Invece solo promesse da campagna elettorale e niente altro.
Possiamo cambiare, dobbiamo cambiare. Dipende da noi.
Francesco Inchingolo
Possiamo cambiare, dobbiamo cambiare. Dipende da noi.
Francesco Inchingolo