15 febbraio 2013

La mia decrescita

Da qualunque parte arrivi, comunque la si veda politicamente, la soluzione a tutti i mali dell'economia sembra essere una sola: crescita.
Prima di ogni approfondimento sul tema, mi viene sempre in mente una domanda, che mi pongo da un po' di tempo: nella mia esistenza e in quella della maggior parte delle persone che mi circondano, quali sono i margini di crescita materiale? In che modo dovrebbero aumentare i miei consumi, per far sì che questo generi un effetto positivo per l'economia?

Credo di mangiare più di quanto il mio metabolismo mi imponga, ho un automobile (tra l'altro aziendale), ho soprattutto un tetto sotto il quale vivere. L'unico bene semi-materiale che preferirei incrementare è il tempo libero.

Mi viene difficile immaginare, allora, che si possa affidare il nostro futuro, la nostra sopravvivenza, il nostro benessere all'aumento dei consumi, nella speranza che questi generino più profitti, più economia.

Ad esempio, pensate ad Andria: è ancora credibile pensare, per esempio, di costruire più case di quelle esistenti? Non sarebbe forse il caso di recuperare l'esistente, di riqualificare quanto già possediamo, dandogli nuova vita, nuovo valore, nuova importanza?

Spesso associamo al tema della crescita la parola PIL, ovvero il Prodotto Interno Lordo. 
Si tratta, in parole povere, della somma di tutto ciò che viene prodotto per il consumo, siano beni o servizi. Quando Maurizio Pallante, uno dei massimi esperti italiani di decrescita, è venuto ad Andria a parlarci dei suoi studi e delle sue convinzioni, ci ha descritto l'ambiguità del PIL come unità di misura del benessere e la sua totale inefficacia nello studio della reale ricchezza di una comunità e ci ha fatto qualche esempio che ci ha lasciati interdetti: il PIL aumenta se aumentano gli incidenti stradali, aumenta se la nostra casa è isolata male e se la nostra caldaia consuma più del dovuto. Il PIL aumenta in assenza di buone alternative: se decidete di prendere un caffè a venti chilometri da casa, se decidete di sprecare risorse, se decidete di mettervi in auto e girare a vuoto.  

Invece, il PIL resta invariato se vi regalate una passeggiata, o se volete prendere quel caffé con un vostro amico, raggiungendo l'appuntamento in bicicletta. Addirittura, il PIL diminuisce, dopo un aumento iniziale, se decidete di rendere efficiente la vostra dimora da un punto di vista di risparmio energetico. Il risparmio, infatti, non  viene calcolato nel PIL. 

L'idea di sostenere l'economia aumentando la domanda di beni poteva avere senso nel Dopoguerra, quando a tanti mancava molto, Oggi, nell'era in cui tutti hanno un telefonino, una lavatrice, una televisione, ma non hanno un piatto da mettere in tavola, bisogna cambiare tutto.

Scegliamo di adottare un diverso stile di vita, più vicino alle nostre reali esigenze, non quelle materiali, ma quelle realmente importanti che purtroppo nessun indicatore economico riesce ancora ad identificare. Tocca a noi.


Sebastiano Guglielmi