27 ottobre 2014

Quanto restituiscono i parlamentari M5S pugliesi?

Dal nostro ingresso alla Camera dei Deputati e al Senato della Repubblica, i portavoce pugliesi del Movimento 5 Stelle hanno restituito 635.362,67 euro, che vanno aggiunti alla rinuncia alle indennità aggiuntive di carica, rendicontando in modo trasparente le spese.

L’avevamo promesso sui palchi in campagna elettorale e continuiamo a mantenere la parola data agli elettori italiani, nonostante i costi della politica non siano più una priorità del Governo Renzi, tema ormai completamente accantonato nel dibattito pubblico del Paese. I parlamentari pugliesi del M5S, dieci tra deputati e senatori, infatti, hanno provveduto alla rendicontazione dell’ultimo trimestre (da aprile a giugno 2014), contribuendo ancora una volta con quasi 110mila euro al Fondo per le Piccole e Medie Imprese, così da permettere il conferimento di prestiti alle aziende italiane e sostenere l’economia ed i posti di lavoro nazionali. Il fondo ha già permesso, difatti, di far erogare dagli istituti di credito ben 91 milioni di euro di prestiti a favore di startup innovative e incubatori certificati, con notevoli incrementi nell'ultimo periodo.

I portavoce alla Camera dei Deputati Giuseppe L’Abbate, Giuseppe D’Ambrosio, Diego De Lorenzis, Francesco Cariello, Emanuele Scagliusi, Giuseppe Brescia ed quelli al Senato della Repubblica Lello Ciampolillo, Barbara Lezzi, Daniela Donno e Maurizio Buccarella, oltre a rifiutare tutte le indennità ulteriori previste per le cariche istituzionali all’interno delle commissioni parlamentari, hanno rinunciato a 525.660,09 euro da metà marzo 2013, data di inizio dell’attuale Legislatura, a marzo 2014. Una cifra che, aggiunta agli ulteriori 109,702,58 euro, portano il totale dei soldi restituiti agli italiani a 635.362,67 euro. Soldi non spesi che, se incassati come da sempre fatto dai politici dei partiti, costituirebbero per giunta reddito non tassato.

Il nostro è un minimo contributo alle imprese del nostro Paese tartassate ogni giorno di più da una politica che mira allo spot, allo slogan e non ad azioni concrete. Non ci resta che invitare tutti gli interessati ad approfondire il funzionamento del fondo sul sito www.fondidigaranzia.it/imprese.html: si parla di soldi certi a disposizione di tutti gli italiani che possono aiutare chi è in difficoltà. 

Quel che diciamo, facciamo e continueremo a fare
Continueremo anche ad invitare i politicanti dei partiti a passare dalle parole ai fatti per ridurre i costi della politica. Li abbiamo visti spesso emulare le nostre iniziative, le nostre proposte di legge ed addirittura i nostri emendamenti, ci auguriamo sinceramente che vogliano emularci anche questa volta.

La scelta del M5S sul fondo “dove versare le eccedenze” si è focalizzata, sin dall'inizio, su un fondo che consentisse l’applicazione di più favorevoli condizioni economiche quando una piccola o media impresa italiana chiede un finanziamento ad una banca o ad un intermediario finanziario. 

Ma come funziona? 
Il Fondo interviene a garanzia del finanziamento concesso: l’impresa che ha bisogno di un finanziamento può, dunque, chiedere alla banca di garantire l’operazione mediante la garanzia offerta dal fondo e, pertanto, in relazione alla quota garantita che in alcuni casi può arrivare al 100%, l’intervento dell’intermediario finanziario (banca o confidi) è a rischio zero. Anche in caso di insolvenza da parte dell’impresa, il suo credito verrebbe risarcito dal fondo centrale di garanzia e, in caso di esaurimento fondi, direttamente dallo Stato. Tutte le piccole e medie imprese (compresi artigiani e professioni) possono rivolgersi alla propria banca di fiducia e “pretendere” che l’Istituto chieda la garanzia del Fondo PMI sul credito concesso, piuttosto che pretendere che l’azienda procuri altre garanzie.